martedì 23 settembre 2014

[Le Gare] - Milano City Trail (La gara che proprio non mi mancherà)

Ingolosito dal noto marchio sportivo (delle cui scarpe io sono un accanito fan) main sponsor della gara, ingannato da quella parolina "trail" che mi evoca piacevoli ricordi di gare mai troppo dure su percorsi bellissimi; decido con grande entusiasmo di iscrivermi a questa gara.

Le premesse sono ottime, grande partecipazione di pubblico, percorso alternativo dentro Milano con corsa in parchi, ippodromo, scalinate... addirittura saliremo fino al terzo anello di San Siro! Insomma una figata, già mi immaginavo a correre all'interno della "Scala del Calcio"... in più il gruppo Libertas Sesto San Giovanni è ben nutrito e per la prima volta io ed il mio caro amico Enrico Bongiolatti correremo una gara con la stessa maglia!

Mi sento di potervi risparmiare i soliti pippotti (iniziati un mese prima della gara) tra me e Bongio per stabilire il tempo finale che ci soddisferà... sostanzialmente concordiamo che 26Km con 500D+ debbano essere finiti in meno di 2 ore e mezza.

Il giorno prima della gara ci facciamo un bel warm up al Parco Nord... optiamo per un'oretta di corsa lenta (dopo aver abbandonato quasi subito l'idea delle ripetute e del fart lek) e ne usciamo devastati. Polpacci rigidi, cosce che bruciano, piedi indolenziti... una forma davvero di Merda. Mi consola solo il fatto che pure il Bongio lamenta una condizione simile... ci consoliamo entrambi bevendo qualche birretta la sera davanti ad un bel piatto di bucatini ai totani.

Alle 6:30 del mattino, come per magia, ogni dolore è svanito e mi sento davvero bene. Ok, penso tra me e me, per evitare i soliti dolorini intestinali di fine gara, meglio provare a fare una seduta sul trono di ceramica. Per stimolare ulteriormente decido di fumarmi una sigarettina in balcone a pancia scoperta. Il trucco funziona a metà (anzi, al 15%) ma quando usciamo per incontrarci con gli altri Atleti Libertas mi sento benone...

Il viaggio in metro fino all'arena è davvero piacevole, ho finalmente avuto modo di conoscere alcuni "colleghi" libertas. Belle persone, tutti con l'occhietto vispo dell'endorfinizzato d.o.c., a partire dal Presidentissimo Luciano che non sta fermo un minuto... riesce a dare informazioni a due persone mentre richiama il gruppo all'ordine, scatta una foto e chiacchiera con me. Bhà... mi sa che lui, con la sua esperienza, sa gestire meglio di me il suo intestino...

Prima dell'ultimo in bocca al lupo col grande Enry... ho una piacevole sorpresa. Mi sento battere sulla spalla, mi giro... "Hey, ciaoooo!!! Ma come stai?" Un runner rosso mi saluta con calore... runner rosso... hmmm... "Non ti ricordi? Abbiam corso assieme a Chiavenna... sono IL RUNNER ROSSO, quello che hai fatto finta di tirare alla SkyRace!!!" Alla fine scopro che si chiama Fabio, ed è stato un piacere immenso reincontrarlo all'Arena. Succedono anche queste cose a Milano...

Tempo dell'ultimo scatto con l'Enry, e si parte. Alle 9:05 inizia la mia sesta gara ufficiale. Il primo kilometrino fila via liscio... ho giusto il tempo di vedere un runner volare (letteralmente) dopo essere inciampato su un ostacolo ed una ragazza con la caviglia gonfia piangere seduta su una panchina. Bongio è sempre un centinaio di metri davanti ma in questo momento non mi sento di colmare la distanza anche perchè inizio ad avvertire qualche dolorino al basso ventre...

Ma si dai Matte (mi dico intorno al secondo km), tu corri e non pensarci, tanto sai come vanno ste cose... o il dolore passa da solo, o sarà una scoreggina liberatoria a farlo passare. Invece non so per nulla come vanno ste cose, meno voglio pensare al mio intestino e più ci penso. Non penso ad altro.

Quando vengo immortalato in questa foto (intorno al km 3) il disagio è totale. Ad ogni passo, ad ogni impatto delle suole sul pavè avverto una fitta al basso ventre. Ormai è panico "Tieni tutto Matte... tieni duro perchè se ti caghi addosso ti ritiri con disonore" continuo a ripetermi. Vedo un bar, mi immagino entrare, andare alla toilette. Sento la fresca sensazione dei due veli di carta... Ok - decido fermamente - al prossimo entro... e se mi chiedon soldi? Chissene... tanto io sono un runner!

Naturalmente da quel momento per i successivi 4km (praticamente gli unici di tutta la gara), iniziamo a correre in aree poco urbanizzate senza nessun bar in vista. Intorno al Km 10, quando l'arco dell'intertempo è ormai a vista, sono in uno stato pietoso. Corro solo per trovare un posto dove fermarmi. Dopo aver escluso un giardino pensile (mi avrebbero visto tutti), e Casa Milan (mi sarebbe piaciuto provvedere lì al mio bisogno ma era uno spazio troppo aperto); opto per il cortile di una casa proprio a 100 metri dall'arco dell'intertempo. Non spaventatevi... alla fine non era nulla di eclatante, poi sarà il luogo, sarà che le foglie di magnolia non son proprio come i due veli sognati, quando son pronto a ripartire mi sento esattamente come prima di essermi fermato. Mentre cerco il luogo giusto per una seconda sosta inizia la parte più bella del percorso (l'unica parte bella), quella che va dal parco del Portello fino alla Montagnetta.

Io sono al primo dei due picchi di coliche intestinali e quando mi trovo davanti questo purgatorio Dantesco con runner che corrono in salita ed in discesa e le cornamuse (!!!) ad accompagnarci sul percorso, ho la netta sensazione di aver assunto degli allucinogeni più che degli integratori.

Alla Montagnetta, in discesa son pronto a dare forfait definitivo quando mi trovo sulla sinistra due fantastici cessi chimici (che gran persona chi li ha inventati... che gran persona chi li ha piazzati proprio qui). Seconda sosta, esco con i dolori solo parzialmente attenuati ma con un preziosissimo rotolo di carta igienica che terrò con me fino al km 24.

Attraversiamo rapidamente QT8 e, mentre i dolori aumentano inesorabilmente, ho tempo di godermi un'altra scena memorabile. Un runner che chiede ad una sciura affacciata al balcone se per caso poteva lanciargli un po' di zucchero. Son seriamente tentato di chiedere alla sciura se posso utilizzare un momento il suo gabinetto ma desisto e procedo. Si entra all'Ippodromo... bello... mica me lo immaginavo così grande! A metà rettilineo sono allienato. Sotto al "rebattone" del sole in preda al secondo picco di dolori intestinali eppure vedo il luogo che mi dà la forza di accellerare... proprio sulla curva si vede una casetta degli attrezzi coperta su tre lati. Il luogo perfetto per utilizzare la carta-culo sottratta precedentemente. Mi consola (e molto) il fatto che quel luogo era già stato scelto da almeno 4 runners con problemi simili ai miei. Mi sorprende il fatto che, lasciata la casetta, i dolori sono finalmente cessati. Ora inizia la mia gara. Peccato che da qui in avanti il percorso è indecente. Tutto su afalto a driblare macchine e persone. Ci fan pure saltare S. Siro, ovvero l'unico tratto d'asfalto che avrei voluto correre, per problemi di sicurezza. Bhà...

Al ristoro del Km 20 sto ancora molto bene e mentre trangugio dei sali dò uno sguardo ai tempi. 59'57" i primi (dolorosissimi) 10Km, 51'49" i secondi 10. Molto bene penso, se continuo di questo passo centrerò di sicuro l'obiettivo di stare sotto le 2h30'. Al km 22 vedo chi non avrei voluto vedere. Il Bongio. Cribbio è davanti a me di un centinaio di metri e non sta correndo ma sciabattando trascinandosi. Lo raggiungo e decido che a prescindere, se non scoppia, voglio assolutamente finire la gara dietro a lui. Lo tocco e lo saluto con piacere. Figo! Gli ho fatto da effetto glucosio! Il vedermi e lo scambiare due chiacchiere gli ha ridato nuovo vigore. Ora va meglio di me, e corriamo un paio di km ad elastico. Al Km 24 passiamo nei pressi dell'Arena... vai che ormai manca poco... solo un paio di km e tutto sarà finito, ancora una decina di minuti poi potrò finalmente fermarmi e mangiare un bel piatto di pasta!

Km 25... ma perchè non torniamo verso l'arena? Ho la sensazione che un km non basterà ad arrivare al traguardo...
Km 26... mi vien da piangere perchè non so più cosa aspettarmi... son circondato da persone che corrono zoppicando, ansimano, si lamentano... bhè dai... non son l'unico a star male, anzi c'è pure chi sta peggio di me.

Km 27... il mio gps finalmente segnala che ci stiamo avvicinando al traguardo, se non mi piazzano un'altra deviazione entro un kilometrino sarò arrivato. Accellero e corro ad un ritmo accettabile (5'39" contro i 6'23" del km precedente.

All'interno del Sempione ho ancora forze per accellerare. Davanti a me vedo la coppia di runner bordeaux. Sono bellissimi, un lui ed una lei con dei fisici pazzeschi che per tutto il percorso ho continuato a superare prima di perderli definitivamente alla mia terza sosta. Giungo al traguardo dopo 28Km di gara in 2:37:45, un minutino dopo il caro Bongio. Sono molto soddisfatto del mio risultato, son riuscito a resistere nel momento del dolore e ad esprimermi su buoni livelli (5'04" di media dopo la sosta all'Ippodromo fino al km 25) quando il dolore è cessato... ma le sorprese non sono finite...

1 - Al traguardo c'è la mia compagna ad attendermi. Ed è una sorpresa perchè a lei (giustamente) non frega nulla delle mie mattanze da runner (beata lei che è già atleta senza bisogno di spaccarsi di ripetute), indi non mi sarei mai aspettato di trovarla lì. Grazie Eli... anche se non hai voluto darmi il bacio appena arrivato :D

2 - Al traguardo non c'è segno di ristoro per gli atleti... ok, ok, 2 merendine 4 mele e 2 integratori c'erano... ma i solidi? Ma cazzo... nemmeno un paninello col salame? Assurdi... mele e banane come solidi, ma al mio arrivo le banane eran finite da un pezzo. Davvero... già è assurdo definire trail una gara in cui l'85% del percorso non è trail... ma se a ciò aggiungi l'assenza di un pasto (anche misero... ma un pasto!) per gli atleti, allora sfioriamo di trascendere nel ridicolo.

3 - Il ridicolo non si sfiora... ma si tocca proprio, sprofondando nel pacchiano quando, ad un certo punto, lo speacker inizia a pagar marchette a Expo, Regione, Sanità ed enti vari. L'ultima roba di cui avevo (avevamo) bisogno dopo aver corso 28Km (ma non erano 26???) è sentirmi dire che viviamo nella migliore regione con la migliore sanità d'Italia e, quindi, del mondo. Rimpiango di aver buttato via la carta-culo al km 24.

4 - Da dietro vedo il runner rosso... Grande Fabio, vado a salutarlo e a complimentarmi... non avevo dubbi che sarebbe finito prima di me. Lo invito per la ri rivincita al Valtellina Wine Trail. Se ce la fai vieni perchè quello è un vero trail e, soprattutto, alla fine mangi per davvero...

Doppia birra con il Bongio e poi si torna a Sesto. Alla fine anche questa gara mi ha fatto crescere... alla fine anche questa gara è finita.

Un ringraziamento particolare al Turkish Kebab AyaSofja di Sesto Rondò, per l'ottimo ristoro post gara... in culo a Milano ed i suoi finti Trail su asfalto!








martedì 12 agosto 2014

[Le Gare] - Valchiavenna SkyRace 2014

Anche sta volta non ho saputo attendere. Ho capito che le SkyRace mi generano un tale turbine di emozioni da non riuscire ad interiorizzarle col tempo e la pazienza. Devo scrivere di getto, devo buttar giù d'impulso la mia gara. Forse per sublimarla, per darle subito un posto nella Storia, la mia Storia.

Mi iscrivo (come sempre) con largo anticipo quando mancano ancora 93 giorni alla gara. Non mi va mai di iscrivermi all'ultimo. Primo perchè si paga di più, secondo perchè non voglio che pensieri negativi o alibi vari prendano il sopravvento. Quando sono iscritto, per lo più il dado è tratto e non mi resta che allenarmi per portare a casa la pelle.

La gara, oraganizzata dal Consorzio Frazionisti S. Bernardo, prevede un percorso di 21,4Km (i miei con vari tagli saranno circa 20) ed un dislivello positivo di 1350m (in realtà saranno 1975). In pratica, come da tradizione per questo tipo di gare, nella realtà dei fatti sono un poco più corte e parecchio più pendenti...



Alle 7:15 di domenica 10 agosto, il runner Enrico Bongiolatti passa a prendermi. Siamo entrambi ricchi di tensione positiva, io corro per confermarmi uno SkyRunner, Enry corre per diventare uno SkyRunner. Sappiamo entrambi che abbiamo la giusta preparazione per portare a casa la gara in tempo da finisher. La mia preparazione alla gara questa volta è stata parecchio meticolosa. Nelle due settimane precedenti ho allenato tutte le skill necessarie alle SkyRace, una specie di ripasso pre esame...

28 Luglio = 13Km di allenamento tecnico sulle discese (con Bongio)
29 Luglio = 40 minuti di esercizi per spalle bicipiti e lombari
02 Agosto = 17,5 Km 1750D+ di SkyRace a Scermendone 2157slm (con Bongio) (ho provato l'altitudine)
04 Agosto = 12,5Km di fondo medio
07 Agosto = 20,5Km di fondo lento (ho provato la distanza, ovviamente senza dislivello)
09 Agosto = 8,5Km 1000D+ warm up del giorno prima fatto camminando nel bosco

Nel frattempo ci avviciniamo alla Valchiavenna ed il tempo, come da previsioni, non è buono. Nuvoloni plumbei, carichi di acqua ed elettricità stazionano sopra di noi mentre qualche goccia inizia a scendere... sinceramente non ci importa molto delle condizioni climatiche. Dopo aver corso a Scermendone sotto il diluvio e con un vento traverso da brividi, non ci spaventa il correre a 2000 in condizioni climatiche non ottimali... anzi, meglio correre con le nuvole che sotto la sferza del sole!

Facciamo qualche piano per la gara, giusto per sciogliere un poco di tensione. Concordiamo che è comunque meglio partire in fondo al gruppo, faremo tutta la salita fino al GPM assieme, poi in discesa passo davanti e Bongio dovrà impegnarsi al massimo (e fidarsi) cercando di starmi attaccato. Attacchiamo la seconda salita assieme. Seconda discesa, quella più lunga e congeniale a me. Qui probabilmente metterò la freccia e allungherò sul caro amico. Prendiamola come un test per le gare in coppia (tipo Rally Valtartano) che sicuramente correremo, ci diciamo fiduciosi.



Tempi. Concordiamo sul tempo al GPM. Sicuramente sotto le 2 ore, obiettivo 1 ora e 45 minuti. Tempo totale della gara... Bongio è più pessimista, è convinto di chiudere tra le 4 ore e 10 e le 4 ore e 30. Io inizialmente pensavo addirittura meno di 3 ore e mezza, poi mi ridimensiono e dico a Bongio che un tempo sotto le 4 ore è alla portata di entrambi.

Eccoci a S. Bernardo. Parcheggiamo e appena esco dall'auto subito striscio la gamba contro un mazzo d'ortiche. Un bel segnale, penso. Raggiunta l'area della partenza notiamo che le persone son davvero molte (150 ci dirà un'organizzatrice). Questo ci rallegra, sicuramente correremo tutta la gara (o la maggior parte di essa) in gruppo e non in solitaria.

Nel frattempo la pioggia contina a scendere e l'organizzazione decide di spostare la partenza alle 9:30 per limitare i rischi di temporali in quota.



Ore 9:28, siamo tutti schierati dietro la linea di partenza. Io e Bongio in fondo al gruppo. Tempo di una pacca sulla spalla ed un abbraccio e partiamo. La partenza è da subito in salita. I primi 500m sono 2 tornanti su asfalto, quello che serve per scaldare i muscoli. Al primo tornante (siam partiti da 200m) c'è già un signore che cammina col fiatone, io e Bongio saliamo tranquilli al nostro passo e superiamo i primi 7/8 concorrenti. Al raccordo col primo sentiero, che ci porterà ai 1250m della frazione S. Rocco, il gruppo è già in fila indiana ma i ranghi sono serrati, mi sembra di aver la gamba buona e vedo che non si crea il vuoto tra me e quello che mi precede. Provo un sorpasso. Esco a destra, riprovo a sinistra. In fine metto la quarta e passo in mezzo a due concorrenti. Di slancio supero il terzo a sinistra, poi mi rifugio dietro al successivo concorrente per fiatare un momento. Mi giro e vedo che Bongio è leggermente attardato, non mi ha seguito nella manovra di sorpasso e ora è 4 posizioni dietro di me. Scollino all'abitato di S. Rocco piazzato ultimo di un trenino di 6 runner. Per poco meno di un Km si corre su sterrato monotrack con qualche docilissimo saliscendi poi, poco prima di raccordarci con la mulattiera del Truzzo ci sono 200m (gli unici del percorso) su ampia strada bianca in discesa. Ecco l'occasione che aspettavo! accellero fino a 3'20" di passo e supero senza fatica i 5 che mi stavano davanti.

Km 3, inizia la salita più impegnativa. 4Km di mulattiera lastricata che ci porteranno dai 1210m dell'Alpe Drogo ai 2114m del GPM appena sopra il bacino artificiale del Truzzo. I primi 2 Km sono massacranti con il 30% di pendenza media. Inizialmente sale a tornanti in un rado bosco di larici, il lastricato è a tratti un po' sconnesso ma è comunque un ottimo terreno e nemmeno troppo vischioso per la pioggia. Nessuno di quelli a portata della mia vista sta correndo, tutti al passo su quelle pendenze. Il bosco lo attraverso ordinatamente piazzato dietro a chi mi precede stando al suo passo, quasi una sorta di timore reverenziale ad attaccare in salita... forse pure mixato con un po' di sano spirito di conservazione. Usciamo dal bosco che ho ancora davanti a me questo runner in completo rosso. Qui la strada cambia leggermente. Passiamo attraverso una sassaia ed i tornanti si fanno più brevi e pendenti. Affianco il runner rosso, gli dico "Mi hai fatto da lepre... dai che ti tiro un po' io!" e lo supero. Penso "Meno passi... meno dolore" ed inizio, da qui, a tagliare ovunque fosse possibile. tempo 4 tornantini, mi giro ed il runner rosso è staccato. Mi guarda e mi dice "Vai, vai che hai un altro passo!". Nel frattempo vedo di nuovo il Bongio! Eccolo laggiù, a circa 8 tornanti da me, è appena uscito dal bosco... è in compagnia di un gruppetto di 4 o 5 persone... ha una bella faccia.
Raggiungo un altro concorrente. Stessa scena. Sto dietro, lo affianco, gli dico che lo tiro io, mi giro dopo poco e il concorrente è sotto 2 tornantini. Ne raggiungo un terzo, lo sto per affiancare quando da sotto sento "Guarda che quello lì adesso ti dice che ti tira e poi parte al suo passo... Non credergli!" E giù una risata. Guardo sotto e vedo il runner rosso... il primo dei superati. Gli sorrido e lo saluto.
Decido che se riesco a salire forte, se sono più forte delle persone che ho davanti, le posso superare senza per forza dovermi giustificare o dover trovare una giustificazione al mio sorpasso. E così, di taglio in taglio, supero anche la sciura coi jeans (mitica! Come Agassi nel 1988), un "vecchietto" con gli occhiali che ricordava vagamente Jannacci (ho investito almeno 6 minuti di gara a decidere se somigliava più a Jannacci o a Forlani... l'ha spuntata il cantautore), ed infine il "Gamber de Cuncuress". Sono onorato di conoscere un Gambero di Concorezzo... da tempo avevo voglia di parlare con uno di questa Società Sportiva. Glielo dico mentre lo passo e lui sorride e mi ringrazia. Avremo modo di parlare parecchie altre volte durante la gara.

Km 5, la mulattiera sta per finire e vedo dal basso una specie di piattaforma con una casetta... eccola penso! La diga... quasi ci siamo. Salgo le ultime rampe di buon passo e... sopresa... è una piattaforma per gli elicotteri. Siamo quasi a quota 2000 e l'appannamento arriva quando un Alpino mi dice "Devi salire di lì!" indicando una scalinata. La salgo aiutandomi col passamano in corda d'acciaio ed una ragazza con la coda di cavallo che già avevo visto prima mi supera. Sono alla diga. Bellissima. Ha smesso di piovere da poco, il cielo rimane molto coperto quindi la visuale è scarsa, ma so che sono in un posto fantastico. Mi vien quasi da piangere per l'emozione mentre corro sulla diga. Mi rilasso... mi rilasso troppo... inciampo. Posso recuperare senza problemi, ma mentre mi sbilancio vedo una bella pozzangherina di acqua gelata e la desidero. Mi lascio cadere... prima in avanti poi di lato (come insegna il mio gatto Olmer). Atterro, appoggio appena le mani. Mi giro sul lato destro e striscio il comito. Appena stabilizzata la posizione, mi giro supino adagiando la schiena nella pozzangherina gelata. Chiudo gli occhi. Sto godendo.
Sopraggiunge il Gambero che si ferma subito a chiedermi come sto. "Cavolo... ho visto da dietro, ma perchè non hai recuperato la caduta? Sembrava impossibile che stessi cadendo" Io, ancora a terra, gli rispondo "Grande Gambero, ho fatto apposta a cadere... volevo puciare la schiena in questa pozzangherina... sto bene vai pure!". Mi alzo e riprendo quando il Gambero è alla fine della diga e dietro mi han raggiunto sia Jannacci che la sciura Agassi. Ultimo strappo, bellissimo passaggio su un sasso (in cui sbaglio strada) 100m di falsopiano nel fango e ci siamo. Sono al GPM. Guardo il cronometro. 1 ora 22 minuti 43". Cosa???? Così poco??? Son sinceramente stupito e galvanizzato dal mio tempo. Pensavo di soffrire la salitona iniziale tantissimo invece non solo ho superato una 15ina di concorrenti ma ho fatto pure un tempo per i miei livelli straodinario, solo il 30% più lento di chi ha vinto la gara!

Discesa. Chi ha già corso la gara, sa che il primo pezzo di discesa è molto tecnico. Sento queste chiacchiere mentre saliamo e penso che il maltempo di certo non renderà più semplice una disesa già definita tosta. Eppure mai mi sarei aspettato un kilometro di quel tipo. 1000 metri di traccia (impossibile definirla sentiero) tra roccie saponetta, arbusti, cardi, ciuffi d'erba e fango, pozzanghere e merda di bestiame vario. Saltello dove posso e come posso cercando di scendere al massimo, ma mi rendo conto di non essere preparato a dovere (è la prima volta che scendo un terrendo di questo tipo) ed un paio di concorrenti mi superano. Uso le mani, uso il sedere cerco davvero di impegnarmi e rimanere concentrato ma sono come un falco in gabbia. Vorrei correre a rotta di collo, invece posso solo goffamente saltellare su questi massi scivolosi. Infatti scivolo... nulla di grave, strisciata del ginocchio sinistro su un sasso e culata in una pozza. Jannacci mi supera, mi chiede se va tutto bene e mi rincuora dicendomi che lui è già caduto 3 volte. Jannacci no, cazzo! Passino i due stambecchi che mi han superato ma da un 65enne nemmeno troppo messo bene no. Mi do un obiettivo, scendere senza mai perdere di vista l'Enzone Nazionale e la sua montatura di tartaruga.

Siamo all'Alpe Prosto, e tra me e la prima baita c'è un bel drittone di 50m in un prato fangoso. Supero di slancio Jannacci, svolto a destra sempre su prato ed una sciura mi dice "Passa largo, passa a destra che qui è scivoloso!" ma sono in traiettoria sul dritto... al secondo passo che faccio, effetto saponetta e sono a terra come in una candid camera, mi giro e dico alla sciura che aveva proprio ragione. Jannacci mi risupera, io gli grido "3 a 3 Enzo!" Per un paio di kilometri non sembra più nemmeno una SkyRace... sembra un qualsiasi Trail della domenica. Bellissimo sentiero sali scendi nel bosco tra fango sassi ed insidiosissime radici d'abete. Mi diverto, supero Jannacci e ci avviamo in coppia verso la seconda salita.

Vista sulla piantina altimetrica sembra un nulla... nella realtà sono circa 1,7km in un bel bosco in cui comunque tiriamo quasi 250m D+ ad una quota tra i 1700 ed i 1900slm. Dopo 11Km di corsa impegnativa pago qualcosa. In realtà salgo quello strappo con lo stesso passo della mulattiera ma ormai il gruppo è sfilacciato... siamo solo io ed Enzino e lui, inutile negarlo, ne ha più di me. All'Alpe Laguzzolo, quando sulle gambe ho già 12Km, 1700m D+ e oltre 2h e mezza di gara, inizia la discesa più lunga (e bella a mio avviso) della gara. 3Km di sentiero nel bosco tra sassi, fango e pendenze impossibili (in tre Km si perdono ben 700m di dislivello). Metto il turbo, prendo qualche rischio controllato, taglio dove posso, corro bene, a tratti sul 5'20" come passo, mediamente sul 6'15" con pezzi impegnativi in cui ho dovuto per forza frenare la discesa. Supero (per l'ultima volta) Jannacci, supero un altro concorrente mai visto prima, raggiungo il Gambero mi lascia subito strada "Vai, vai tu che sei più performante!" mi grida mentre lo saluto.

La discesa nel bosco termina  con una curva secca a sinistra, poi s'addolcisce e per un centinaio di metri il terreno è prato. Manca poco al ristoro dei 16Km quindi accellero, di lì a poco inizierà l'ultima salita. Alzo la gamba sinistra. Il muscolo si blocca in un crampo, perdo l'equilibrio e scivolo nel prato (quarta caduta). Mi contorco per il dolore cerco di stendere la gamba ma non ce la faccio. Crampi ovunque dal polpaccio al gluteo. Il Gambero mi supera (per l'ultima volta), si accerta delle mie condizioni, gli dico di andare che son solo crampi. Decido che l'unica cosa da fare è alzarsi e correre sui crampi e così faccio per tutta l'ultima salita. Strigno i denti e penso, desidero, voglio arrivare prima di Jannacci. Passi il Gambero... ma Enzo proprio no! Lo vedo, è attardato di un centinaio di metri ma pare vada peggio di me, sembra comunque migliore il mio passo zoppo del suo... poi pian piano i muscoli si sciolgono e posso affrontare l'ultima discesina in modo ottimale (anche se condizionato dai precedenti crampi).

Ultimi 450 metri. Sono fuori dal sentiero per fare gli ultimi due tornanti su asfalto. La sensazione è pessima, non son più abituato a correre su terreno così duro. Eppure lì sotto vedo il traguardo. E' a 200m e vedo il Gambero passare. Ultimo tornante. Rido. Salto di gioia e taglio gridando "Sonno vivo! Sono vivo!"

Chiedo il mio tempo. 3 ore 44 minuti 23 secondi "Wow!!! Son felicissimo, sono uno scarsone... però volevo chiudere in meno di 4h e ho centrato l'obiettivo in pieno... di ben 15 minuti!" Il tizio dell'organizzazione mi guarda e mi fa "Ma guarda che non sei poi così scarsone... ce ne son ancora molti che devono arrivare... da quanto tempo fai ste corse?" Rispondo "Bhè... è la mia seconda Sky... corro in montagna da 10 mesi e corro in generale da 1 anno e 4 mesi" e qui, inconsciamente, il baffuto organizzatore mi fa un complimento incredibile, il migliore che mi sia mai stato rivolto da che corro:

"Ahh... peccato! Avresti dovuto iniziare 15 anni prima!"

Mentre mi sto cambiando vedo arrivare Enrico. Grido il suo nome, è stremato. chiude in 4 ore 05 minuti e spicci, ad un pelo dal scendere sotto le 4 ore ma parecchio meno delle sue pessimiste previsioni. Mi vede, mi raggiunge e ci abbracciamo. 

Siamo arrivati 110° io e 123° lui, ma abbiamo stravinto entrambi. 

"Raceing in the Sky with Falco", canticchia la mia mente endorfinizzata sulle note di Lucy in the Sky with Diamonds mentre rido brindando a polenta taragna e birra col mio amico, lo SkyRunner Enrico Bongiolatti... chissà Jannacci che fine avrà fatto!

martedì 29 luglio 2014

Gli Amici del Falco - Il Lord

Sabato, mentre ero impegnato nel cercare di battere il mio personal best sul "Giro delle Frazioni" (bellissimo percorso di 14km su asfalto con 720m di dislivello positivo), riflettevo su questo blog e, principalmente, sul "titolo" di questo blog.

"Il falco delle Orobie ed i suoi amici"

Presumo si sia chiaro a chiunque che "Il Falco" sono io... ma i miei amici? Di qualcuno ho già scritto, di altri scriverò. Qualcuno (quasi tutti) sono persone al di là della corsa, veri amici a prescindere da questa (in)sana passione per il podismo. 

Mentre per il caldo stavo lentamente varcando la soglia della (quasi) metafisica, appena iniziato il 4° Kilometro quando le pendenze arrivano a superare il 18%, in quel preciso momento, sul punto più duro della "Via delle Sasselle" ho concepito questo post (e quelli che seguiranno). Voglio dedicarli vari amici che con me condividono fisicamente, ma anche mentalmente, la passione per la corsa.

Da quel momento, ho (ben) altri 10Km per soffrire dannatamente (ma contestualmente portare a casa il personal best) e decidere da chi iniziare. Dopo una lunga riflessione tra me e me, con momenti di acceso dibattito fra chi nella mia testa chiedeva a gran voce di iniziare con Bongio e chi protestava proponendo Ferdi, alla fine l'ha spuntata il terzo polo... si inizia con Lord, il genio e sregolatezza che mi ha appioppato il nome di Falco delle Orobie. Spero ti aggradi quanto scriverò di te... o quanto meno che ti faccia sorridere!

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Lorenzo Della Maddalena - detto "Il Lord"
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 Intendiamoci subito. Il Lord non è un atleta e non sarà mai un atleta semplicemente perchè non ha voglia di esserlo. Altra precisazione, necessaria. Il Lord è uno sportivo e lo è sempre stato. 
Ci conosciamo dall'asilo, ovvero ormai da 30 anni e non ci siamo mai persi di vista. Quando io ero un'ameba e non mi muovevo nemmeno per andare a prendere una birra in frizer, lui (pur non essendo mai stato in forma) si iscriveva a gare di discesa sugli sci, andava a fare passeggiate in montagna, provava l'ebrezza del rafting etc... ai miei occhi, come chiunque facesse dello sport, era un po' marziano ed un po' eroe.
Quando il Bongio, e a stretto giro di posta io, ci siamo dati al podismo (prima) ed alla corsa in montagna (poi) il Lord è stato l'unico tra i nostri conoscenti a non guardarci con esremo scetticismo, anzi, pareva quasi esaltato all'idea. Su questo punto, sull'esaltazione del mio amico Lord, vorrei fare una piccola precisazione. Lorenzo è "mat me 'n caval" quindi praticamente ogni tipo di attività che va fuori dall'ordinario gli fa salire quasi automaticamente una botta di adrenalina mixata ad endorfine. Non a caso è stato proprio lui, dopo un giro di ricognizione a coniare il mio soprannome
Probabilmente non capiterà mai di vedere un mio allenamento o una mia gara in cui partecipa anche lui, ma non per questo si tira in dietro... anzi... è sempre pronto a cogliere il giusto stimolo per una nuova "impresa-cazzata". Il racconto che segue serve a farvi capire ulteriormente il personaggio...

Siamo all'inizio di Febbraio del 2014, già da un po' si corre in montagna e, a partire da Gennaio, tutti i sabati io l'atleta Bonomo (a cui dedicherò una pagina) e il runner Bongiolatti ci siam sparati delle belle attività tra i 15 e i 20Km con almeno 1000D+ al colpo. Era decisamente intrigante e divertente salire sui sentieri del Rolla partendo da Sondrio (320slm) dove non c'era traccia di neve e arrivare fino a  quote sopra i 1300 dove la neve era abbondante. Sforzi pazzeschi in salita, estremo divertimento in discesa. Lorenzo si appassiona alla cosa ed i venerdì precedenti alle attività era sinceramente interessato a capire dove saremmo andati, che sentieri avremmo fatto, quanto tempo contavamo di metterci... Fisicamente no, ma mentalmente era con noi al 110%. Arriva febbraio e le attività del sabato continuano, poi un sabato di inizio mese, senza nessun preavviso alle 8 e 16 minuti del mattino arriva il seguente messaggio "Ragazzi sono andato a Carnale, a piedi passando dai tubi!" a supporto la seguente foto:
Faccia sconvolta, occhietto da endorfine, sudore ovunque anche se la temperatura era sicuramente sotto allo zero. Già di per se arrivare a piedi a Carnale alle 8:16, senza il minimo allenamento, significa essere partiti non dopo le 6 del mattino... ma poi, ho capito bene? E' salito dai "tubi"? I tubi dell'idroelettico partono da Montagna in Valtellina e in 1km esatto di percorso, attraverso 4 conci a pendenze variabili, "buttan su" 567m di dislivello positivo. Anche il grande campione Valtellinese di Corsa in Montagna Marco De Gasperi si ammazza di fatica quando prova queste imprese. Sembra incredibile che Lorenz sia passato di lì... eppure si sa, il Lord non dice le bugie... infatti arriva subito la seconda foto:
La città ancora dorme... e Lorenzo è lassù a vomitare (letteralmente) dalla fatica e a scattare questo splendido ricordo dell'impresa.

Corro 250Km al mese... mi alleno come un matto... faccio SkyRace e Trail da 25Km con 2000D+... eppure sui tubi non ho ancora avuto il "coraggio" di salire... non che soffra di vertigini o che abbia paura di qualcosa in particolare, semplicemente 567m in 1km mi sembra una salita abbominevole... uno sforzo che può distruggere anche soltanto immaginandolo. Il mio amico racconta così la sua impresa:

"Sabato sera sono andato alla festa dei coscritti e mi sono sbronzato (una sbronza del Lord è coma etilico per il 90% degli italiani n.d.a.). Poi, verso le 3 son tornato a casa ma per la ciucca non avevo voglia di dormire. Mi sono messo davanti al pc e con le cuffie ho ascoltato del Funky Americano anni '90 (!!!???!!! n.d.a). Ho fumato 7 o 8 sigarette... poi verso le 5:30 sono andato dalla Flora e le ho detto "Flora, vado su a Carnale a piedi, ci vediamo dopo!"

E da lì, sbronzo ed insonne, col pacchetto di rosse a portata di mano e armato di tanta spregiudicatezza e molta forza d'animo, parte l'avventura.

"Bade (che sarei io), quando sono arrivato su il cuore mi sembrava dovesse esplodere. Mi son seduto sul prato, ho guardato di sotto, ho scattato una foto (quella qui sopra) e poi ho sboccato l'anima"

Il mio pensiero, come sempre in questi casi, è stato "Sticazzi!"

Spero non te la prenderai amico mio, ma non potevo non dedicarti il primo post di questa serie. Sei una persona con un gran cuore, che non corre ma è sempre al mio fianco. Che all'arrivo della mia prima gara era presente e palesemente commosso. Ben voluto da tutti anche per quel pizzico di insana follia che t'appartiene e, non ultimo, sei l'inventore del mio soprannome... e del nome di questo blog. Indi per cui, dovevo tributarti!





venerdì 25 luglio 2014

[Trail] - Il primo Trail non si scorda mai

Sottotitolo: Pisellodurismo da montanari.

Il primo trail non si può scordare. Io lo ricordo perfettamente, sia perchè non sapevo che fosse un trail sia perchè è nato più per una solleticazione del mio orgoglio che per un reale interesse nel correrlo.

Ero da pochissimo (la settimana prima) stato ufficialmente nominato "Falco delle Orobie" e la cosa mi generava un mix di orgoglio e imbarazzo. Quella domenica, l'11 agosto 2013, era già stabilito saremmo andati in montagna al Gaggio di Polaggia dove la mia compagna ha una baita. In quell'occasione sarebbero stati presenti anche i genitori, i fratelli e le chiassosissime zie di Eli.

Arriviamo al Gaggio in tarda mattinata e stavo già pregustando sia la grigliata di costine di maiale che la corsetta (o meglio la passeggiata) che avrei fatto nel pomeriggio. L'idea di andare nel bosco a cercar funghi prendeva sempre più piede. Ho sempre amato (pur non trovandone) cercar funghi nel bosco... ora che finalmente avevo la possibilità di non avere il fiatone dopo 2 rampette, volevo ardentemente misurarmi col bosco.

Tra un pensiero e l'altro... mentre abbrustolisco costine, arriva finalmente il Giuseppe. Proprio lui, padre della mia compagna e già protagonista del Trail di Scermendone nel 1946. Ha il suo classico ghigno di biasimo... lo saluto e gli chiedo se avesse trovato funghi. Non aspettava altro. Mi risponde... mhà... poco o nulla scuotendo la testa a diniego per supportare la sua scenetta. Si toglie lo zaino. e con gesti sempre molto calmi inizia a pulirne il contenuto... 6kg di Porcini Neri. Non lascio cadere la cosa, e gli faccio i complimenti. Chiacchiero un po' con lui di funghi... provo a strappargli qualche confidenza sui luoghi, ma si sa, i "fungiat" non rivelano nulla a nessuno. Non lo nego, stavo davvero rosicando.

Finalmente si pranza... e durante il pasto, con un tocco di sarcasmo, mi viene chiesto dove sarei andato nel pomeriggio a cercar funghi. Non mi lascio ingabbiare e dò una risposta secca, senza pensarci un secondo dico "No... non vado a cercar funghi... tanto li ha già presi tutti il Giuseppe!" lui se la ride... ed io incalzo "Andrò piuttosto a farmi una corsa fino all'Alpe Caldenno... Quanto ci vuole, Giuseppe?" Si zittisce... ed è evidente che non mi crede. Però risponde. "1 ora e 15 minuti da qui a passo buono" e qui inizia una discussione surreale tra la zia Miranda e la zia Sandra... una sosteneva che servisse almeno 1h e 30 minuti... per l'altra bastava 1h e 10 minuti.

Nel secondo pomeriggio, quando tutti erano sul prato a chiacchierare, entro in baita e mi metto pantaloncini e maglietta... esco e comunico che parto per Caldenno. Il Giuseppe se la ride... e ribatte "Uè Atleta! Guarda che quando arrivi devi fare una foto..."

Il percorso è semplice, mi limiterò a seguire la strada fino al parcheggio sopra Prato Isio per poi proseguire sulllo sterrato fino a Caldenno. I primi 2km di strada sono piuttosto abordabili; pur nel mio precario stato di forma dello scorso agosto son riuscito a correre senza troppa fatica, poi c'è un brusco tornante a sinistra e da lì fino a Prato Isio le pendenze si fanno sentire. Per svariate volte penso di fermarmi e camminare (non avevo ancora capito che ci si può fermare, riposare e ripartire...) ma desisto. Sono lì per correre fino a Caldenno e a costo di sputar sangue correrò fino a Caldenno. Il cammino non è contemplato. Era ormai una questione di orgoglio.

Dopo il parcheggio la strada metà asfaltata cede il passo al sentiero. Da lì in avanti è un lunghissimo falsopiano in salita che mi porta in 2Km da 1680slm a 1750slm (nei primi 3km son salito di 500m, negli ultimi 2 di 150m). Il panorama è bellissimo, inizialmente ci si incunea nella vallata con alle proprie spalle la media Valtellina con vista sull' abitato di Caiolo e di fronte la punta del Pizzo Palù. Poi, superata la strettoia, si spalanca la Valle Caldenno con i suoi lamponeti, le sue casere, le mucche... sembrava di stare nel cartone animato Heidi. Corro da 5km... è il momento di scattare la foto per il Giuseppe e lanciarmi in modalità Falco per la discesa...


La discesa è incredibile. Per la prima volta provo a non subirla ma a spingere e le sensazioni sono fantastiche. Corro, ad una velocità fantastica... al tempo scendere a 4'40" per kilometro equivaleva a volare. Ricordo anche una panda bianca che non riusciva a superarmi... non che io fossi particolarmente veloce in senso assoluto... e nemmeno la intralciavo. Nei rettilinei correvo al bordo della strada e lei mi superava, ma la strada era un continuo susseguirsi di tornanti ed in quei frangenti riuscivo a guadagnare anche 30 /40 metri sull'auto. Poi arriva il classico rettilineo di 300m e la macchina sparisce davanti a me in men che non si dica. E pensare che stavo iniziando a credere di poterla battere...

Al mio ritorno ero ansimante e sudato... il Giuseppe mi vede e mi fa... "Atleta... quanto ci hai messo?" "1 ora e 11 minuti Giuseppe" - rispondo io - "Ma solo per andare?" - "No Giuseppe, per andare e tornare!" - "Impossibile... fammi vedere la foto..."

Quando ha visto la foto... visto il tempo su Runkeeper... visto che ero stanco e sudato... ha cambiato espressione ma non registro: "Ahhhh... va bè... ma sei arrivato solo alle prime baite di Caldenno... non sotto al Pizzo Palù!". Ma sticazzi penso io senza dire nulla.

Da quel giorno ha preso col chiamarmi "L'Atleta". Prima per ridere... poi sempre meno per ridere. Adesso non mi chiama più così, si limita a chiedermi dove sono andato ed in quanto tempo.


lunedì 7 luglio 2014

Secondo Step - da Moribondo a Runner principiante

Moribondo, come ho già avuto modo di raccontarvi, lo sono diventato ufficialmente il 16 maggio 2013 quando, con l'amico Enrico Bongiolatti, ho corso per la prima volta i 10.000 per un tempo totale di 1:06:54. Sempre quel giorno abbiamo deciso che la Stramilano Agonistica da 21Km era il nostro comune obiettivo per marzo 2014. Prima di tutto però, bisogna fare uno step ulteriore, si deve per forza di cose limare 7 minuti da quel tempaccio. Tolti 7 minuti potrò finalmente iniziare a preparare una mezza maratona come si deve.

Durante il restante mese di maggio non corro più la distanza ma provo il test inverso... correndo 60 minuti, quanti kilometri sarò in grado di percorrere? Il 21 del mese, ho la risposta... 9,23Km (attualmente il mio record sull'ora è di 12,21Km), il che mi pone a soli 770 metri dal traguardo



Ai primi di giugno un dolorino all'anca destra che da qualche giorno mi affligge si fa insopportabile così rallento parecchio e dirado un po' le uscite. Addirittura, in concomitanza con le vacanze in Turchia, sospendo ogni attività per una decina di giorni. Al ritorno in Italia ho questo aspetto:
Barba lasciata "incolta" per confondermi tra gli appassionati di maometto che, per la cronaca, funziona perfettamente come repellente per venditori di qualsivoglia tipo. Data una bella sfoltita ho potuto (a fatica) riprendere l'attività fisica. I primi approcci sono devastanti... gambe molli non aiutate da un caldo fastidioso. Però tengo botta e, tra il 14 giugno e la fine del mese corro 4 volte i 10.000 (ed una volta addirittura mi spingo ai 12Km) piazzando il mio nuovo record (sempre più vicino al moribondo)


Luglio è un ottimo mese, corro un totale di 191Km (da agosto in poi mi assesterò costantemente sopra i 200Km), corro svariate volte la distanza ed inizio ad approcciare la corsa in salita su asfalto, non ancora come vero obiettivo di corsa ma, diciamo, inizio ad appassionarmi al tipo di sforzo. Tra i vari allenamenti del mese, quello del giorno 16 mi avvicina ulteriormente al tempo del moribondo:

Ricordo nitidamente le sensazioni di quel periodo... sentivo di avere nelle corde il test del moribondo ma, un po' per l'umidità che certamente non favorisce le prestazioni, un po' per la mancanza di "coraggio", non provo mai a sfondare il muro dell'ora. L'occasione propizia si presenta il 30 Luglio.

In quell'occasione, per la prima volta, avrò il piacere di correre con Ferdi. Spendo due parole per il mio amico Portoghese, giusto per farvi capire quanto "sentissi" quell'allenamento. Io e Ferdi ci conosciamo da ormai 10 anni, siamo colleghi da 9 anni e, per 3 anni e mezzo, siamo stati pure coinquilini. In quel (bellissimo) periodo, io ero abbastanza dedito all'alcool (non che lui si tirasse in dietro...) e, di certo, non mi passava nemmeno per la testa di compiere qual si voglia attività fisica. Lui invece, andava a correre al Parco una o due volte a settimana e faceva arrampicata, insomma, non certamente un atleta, ma almeno si teneva in forma. Non vi nascondo che ai miei occhi era un marziano. Per me chiunque riuscisse a correre 7km era un marziano. Chiunque preferisse l'attività fisica alla stasi era un marziano. Per come la vedevo c'era una netta dicotomia tra chi non faceva attività fisica (magari concedendosi qualche vizio) e chi la faceva (non concedendosi nulla). Nando era l'anello di congiunzione fra le due categorie. Mi incuriosiva... ed un paio di volte sono andato con lui al Parco, io in bicicletta a fare fotografie lui a fare i suoi 40' di corsetta.

Naturalmente il buon Ferdi non avrebbe scommesso mai un centesimo su una mia possibile atleticizzazione, come dargli torto? Per cui, quel giorno di fine luglio, fu un momento speciale. Per me che ci tenevo non soltanto a correre col ferdi, ma a correre come minimo come il Ferdi. Per lui che, credo molto sorpreso, si è trovato a fare con me (!!!) per la prima volta 10Km.

Io sono un runner solitario, mi piace allenarmi da solo e con la musica nelle orecchie. Non corro per conoscere gente. Non sarò mai un corridore sociale. Sono però convinto che certe attività, certi momenti importanti come può essere un Trail a Scermendone o il superare per la prima volta i 10Km di corsa, meritino di essere svolte in compagnia di persone importanti. Creare una sorta di memoria collettiva amplifica le sensazioni e cementifica i rapporti.

Superare il test del moribondo col Ferdi, passare entrambi da moribondi a runner principianti, è sicuramente da inquadrare in questo tipo di attività. Diciamo una delle 10 attività che ricordo con più piacere delle 256 che per ora ho tracciato.

Ho un solo nitido ricordo del percorso, usciti dal parco mancavano ancora 300m a chiudere la distanza ed il cronometro era sui 58 minuti e rotti, ho capito che era fatta ma ho comunque dato l'ultimo strappo perchè, comunque, bisogna chiudere con una ripetuta. Poi c'è solo un bell'abbraccio col Nando...



martedì 17 giugno 2014

[Trail] - Alpe Scermendone d'altri tempi

Maggio 1946
La Guerra è finita da poco, e dopo i bagordi della liberazione ad opera delle forze alleate, è tempo di pensare alla ricostruzione. Il cibo scarseggia, soprattutto nei grossi centri abitati. Ci sono amiche di guerra di mia nonna che salgono in treno da Milano per comperare 1 sacco di patate e qualche kilo di castagne da noi montanari. I bambini nati duante la guerra sono sporchi, piangono, sono denutriti e spesso si trovano orfani di padre prima ancora di aver pronunciato la parola "papà", eppure per loro un barlume di infanzia e di speranza c'è... forse, così piccini, avranno la forza di non ricordare e di vivere una vita normale.

E per i loro cugini più grandicelli? Per tutta la generazione nata negli anni '30? A loro è andata peggio... Tutti quelli troppo giovani per combattere ma troppo "vecchi" per dimenticare si son visti bruciare l'infanzia da un conflitto di cui non erano responsabili. Hanno capito la sofferenza della morte prima che il piacere del gioco, hanno iniziato a lavorare la terra o a far legna nei boschi a 6, 8, 10 anni. Perchè la guerra è infame e se i padri sono al fronte sono i figli maschi a doversi caricare il mantenimento familiare, e questo a precindere dall'età. La fame non ha età!

Maggio 1946, Giuseppe 11 anni già "lavoratore" da 4 ed il suo amico Oresete di qualche anno più vecchio partono di buon ora dal Gaggio di Polaggia. Devono precedere di qualche giorno la mandria, valutare le condizioni del pascolo all'Alpe Scermendone e montare una stalla che dovranno portarsi a spalla. Giuseppe, il piccolino, si carica, come fosse uno zaino, il tetto in lamiera, parecchio ingombrante ma più leggero. Oreste si occupa del trasporto della struttura, lui è più grande e già abituato a portare grandi carichi su e giù per i monti.

Dal Gaggio a Scermendone. Passando per Prato Isio, Alpe Caldenno, Corni Bruciati e Valle di Preda Rossa e concludendo con la risalita verso Alpe Granda ed in fine Alpe Scermendone. 36 ore tra camminata a buon passo e qualche meritato riposo. Ho tracciato il percorso del 1946 con un pennarello giallo (cliccando sull'immagine potrete vederlo a dimensione leggibile)



Maggio 2014
Non vedevo l'ora che venisse maggio, da quando conosco la storia di Giuseppe (padre della mia compagna) ho un'irrefrenabile voglia di salire a Scermendone per ripercorrere quei luoghi. Scarto fin da subito lo stesso percorso del 1946. A me serve un circuito, devo partire ed arrivare allo stesso punto, poi non ho nè il tempo nè la capacità atletica di correre in montagna per oltre 50Km. In fine, sarebbe comunque impossibile fare le bocchette dei Corni Bruciati... anche se è Maggio a quell'altezza (3100slm) ci sarà sicuramente un monte di neve. Opto per un bellissimo anello con partenza appena oltre Cataeggio. Il percorso dovrebbe essere identico alla seconda parte del giro di Giuseppe. Alpe Granda, Scermendone, San Quirico, Val Terzana, Preda Rossa per tornare di nuovo alla macchina. A farmi compagnia, in questa che a tutti gli effetti sarà una skyrace, l'atleta Francesco Bonomo.


***

Distanza: 14,5Km
Dislivello:  1621D+
Durata: 3:12:18
Altitudine: 1148slm --> 2157slm
Runners: Matteo Badessi (Il Falco delle Orobie) - Francesco Bonomo

Partenza su asfalto, dobbiamo solamente raccordarci con il primo sentiero che ci porterà alla prima tappa (Alpe Granda a 1650slm). Pronti via e sbagliamo subito strada, al posto che imboccare il sentiero proseguiamo per un bel pezzo su asfalto... poco male, si torna in dietro e si affronta il prima parte. La salita inizia in un bellissimo bosco. Il primo kilometro è piuttosto dolce e ci permette di correre. Appena iniziato il bosco (saremo stati a non più di 1400slm) sentiamo un rumore pazzesco venire verso di noi, pensavo fosse una frana ma il luogo non è "da frane". Pochi sencondi dopo, a brevissima distanza ci taglia la strada un bellissimo esemplare di cervo femmina che stava scendendo a valle in picchiata (come vorrei correre come te, ho pensato). Di lì a poco sbuchiamo in una radura con qualche baita, da lì si gode di un panorama incredibile su tutta la testata della Valmasino, ci fermiamo ammirati a riposare un poco ma è già evidente lo splendore dei posti che stiamo andando ad esplorare.




A questo puno inizia la salita vera, svolta brusca a sinistra e a seguire 2 bei kilometri di sentiero irto immerso nel bosco. Aggiungiamo oltre 400m di dislivello e ci troviamo all'Alpe Granda (1650slm)



Proseguiamo verso bivacco Scermendone, inizialmente ci addentriamo nel bosco e aggiungiamo altri 250m di dislivello poi, una volta raggiunti i 1950slm "usciamo" sul versante nord di Scermendone seguendone la cresta fino alle casere. Da qui si gode già di un fantastico panorama su tutta la media Valtellina. Il Colmen di Dazio, che visto da Ardenno manifesta una certa imponenza, da qui sembra una goccia di terra colata a caso in mezzo alla valle.



Nel frattempo, con nostra grande sorpresa, a partire da 1850slm inizamo a trovare ampie chiazze di neve sul sentiero Italia. E non intendo pozzangherine di neve semisciolta, intendo interi tratti di sentiero completamente coperti da una spessa coltre bianca ghiacciata. Correre su quel tipo di terreno è stupendo, ed il piacere è ancora maggiore visto che non mi sarei mai aspettato di avere ancora, a Maggio, l'opportunità di saltellare sulla neve!



Continuiamo a salire ed il panorama si apre. Il bosco di conifere scompare rapidamente alle nostre spalle mentre noi, ormai sopra quota 2000 continuiamo a correre poco sotto la cresta del monte. L'aria è davvero diversa quassù, più leggera, più rarefatta. Correre non è semplice anche se non particolarmente faticoso. Il più scarso apporto di ossigeno rende tutto più rarefatto, forse anche più confuso. In un attimo ci troviamo a poche centinaia di metri dalla chiesetta di San Quirico (San Ceres in dialetto), a quella che sarà la nostra Cima Coppi di giornata 2157slm. Giunti alla piccola costruzione di pietra lo spettacolo è quasi disarmante. Da un lato (quello nord esposto perennemente al sole) lo sguardo spazia dalle cime dell'alta valle fino a Colico, dall'altro (quello sud esposto perennemente all'ombra) si distingue la mole imponente del monte Digrazia con i suoi 3678m dominare la Val Terzana completamente innevata.



L'idea iniziale era di scendere dal sentiero verso Preda Rossa, lo stesso seguito dal Giuseppe 68 anni prima, per chiudere l'anello al parcheggio. Come si intuisce dalla foto, c'era talmente tanta neve ghiacciata che il sentiero era completamente invisibile. Testiamo la fattibilità della discesa ma, un po' a malincuore, preferiamo non rischiare e rifacciamo a ritroso lo stesso sentiero dell'andata.



Al ritorno ho il tempo, la voglia e lo spirito giusto per divertirmi lanciandomi in discesa sulla neve. E che c'è di meglio di una bella discesa su neve? Una bella discesa su neve a fine primavera! Questa è stata senza dubbio la più bella attività che ho corso con Francesco Bonomo, con cui certe attività escon sempre tra il fantastico e l'epico. Questa rimarrà la prima volta in cui ho corso sopra quota 2000. Son anche contento per il passo che siam riusciti a tenere, circa 2,5 volte più rapido di un normale escursionista.

La sera, ritornato a Pedemonte, ho raccontato l'avventura a Giuseppe con tanto di foto a supporto (senza foto non mi avrebbe creduto...), prima l'ho visto stupito... gli sembrava strano che fossi andato fino a Scermendone, poi ha pensato che fossi salito dalla parte facile, quella che dal parcheggio sale su asfalto verso Preda Rossa. Quando ha realizzato che siam saliti dallo stesso sentiero fatto da lui 68 anni prima si è palesemente commosso e, credetemi, per una persona nata negli anni '30 è davvero molto.

lunedì 9 giugno 2014

[Le Gare] - "Stramilano 2014"

La Stramilano è stata il primo vero obiettivo che mi sono dato quando, ancora moribondo, ho capito che avrei potuto fare di meglio che correre la stessa gara sui 10Km. Tutto inizia un po' per gioco... dopo aver cominciato a correre, giusto per darmi degli obiettivi a scadenza, ho pensato col Bongio che sarebbe stato bellissimo riuscire a correre la Stramilano dei 50.000 (percorso non agonistico da 10Km). Non appena ho potuto appurare che 10Km è una distanza veramente esigua per chi si allena con costanza sul fondo, ho alzato l'asticella. Nell'allenamento del 16 maggio 2013, il primo in cui io ed Enry riusciamo a superare i 10.000, ci confrontiamo e decidiamo che 10 mesi sarebbero bastati per preparare a dovere la Stramilano ufficiale (21,097 Km).

All'epoca l'idea di correre la distanza mezza maratona, in una corsa agonistica e di prestigio, mi sembrava veramente un'impresa però col passare dei mesi, grazie alla rapidissima evoluzione del mio correre, mi son trovato ad avere sempre meno interesse per la Stramilano. Ad un certo punto ero molto dubbioso sull'iscrivermi... innanzi tutto saremo più di 6.000 persone, quindi probabilmente ci sarà una ressa terribile che condizionerà il mio tempo finale. Poi a me correre su strada non piace... ho provato l'ebrezza di una gara trail, vado tutti i sabati a correre in montagna, mi alleno 4 giorni a settimana al Parco... mi tediava solo l'idea di investire una domenica (rinunciando quindi alla corsa in montagna del sabato) per correre questa gara.

Alla fine cadono i tentennamenti ed il generale senso di tedio e mi iscrivo. Poco male, penso, almeno sarà una bella festa con il Bongio, il Ferdi e la Manu. Poi è grazie all'obiettivo "correre la Stramilano" che mi sono iscritto ad una società sportiva, che ho fatto una visita medica agonistica, che ho corso come gara preparatoria (!!!) il Valtellina Wine Trail, che ho corso almeno 15 volte la distanza mezza maratona in allenamento. Insomma... un tributo al primo semestre di impegno vero. Un pegno da versare alla città di Milano, ma anche la realizzazione di un vecchio pallino (correre attorno alla cinta dei bastioni).

Non mi preoccupo della gara, evito proprio di pensarci fino all'ultima settimana di febbraio. A quel punto subentra una specie di panico incontrollato "Ma son proprio sicuro di essere pronto per correrla?" La risposta è ovviamente si... ma chissà per quale meccanismo psicologico son convinto di no... e mi spingo a compiere un errore piuttosto grossolano... vado in sovrallenamento:

  • 25/02 --> 13,5Km ripetute al parco
  • 26/02 --> 10,5Km fondo lento
  • 27/02 --> RIPOSO
  • 28/02 --> 23,5Km 1266D+ (Cornizzolo Trail)
  • 01/03 --> 13Km 350D+
  • 02/03 --> 10Km 300D+
  • 03/03 --> RIPOSO
  • 04/03 --> 15Km Fondo medio
Il 4 marzo sono stanco... il mio fisico mi dice di stare a casa, eppure la mia testa mi sprona ad uscire lo stesso... perchè mi sembrava disallenante fare 2 riposi in 3 giorni... infatti, appena superata la bicocca, a quasi 4Km da casa inciampo su un mozzicone di palo segnaletico che sembrava lasciato lì apposta per farmi cadere.


Caduta rovinosa... botta pazzesca alla spalla sinistra e dolori lancinanti per tutto il tragitto di ritorno. Il dolore è senza dubbio giustificato... scopro che l'articolazione della spalla è la più mobile del corpo e racchiude in se 5 articolazioni, 26 muscoli e 52 tendini... mica paglia! Tornato a casa riesco finalmente a svenire sul divano. Il tempo di calmarmi un attimo e provo a valutare il danno. Con molta cautela e facendo molta attenzione provo a muovere l'arto... dolori sì, piuttosto acuti, ma riesco a muoverlo... la testa dell'omero dovrebbe essere rimasta in sede. Al tatto la sensazione è brutta, toccando il punto di intersezione con la clavicola sento dei sinistri scricchiolii. Mi sale un pelo di preoccupazione... non dovrei avere nulla di serio, però riuscirò a correre tra soli 20 giorni la mia prima mezza maratona?

I successivi 10gg sono di riposo completo. Quel che ci vuole per far guarire (parzialmente) la spalla e perdere buona parte dello smalto. Riprendo il 15 marzo, a soli 8 giorni dal giorno X

  • 15/03 --> 8Km di test (fiato ok... cuore ok... gambe cedevoli)
  • 16/03 --> 8Km di test (come il giorno prima ma anche le gambe non soffrono più)
Prima della gara ho ancora il tempo di testarmi su due fondi medi... uno da 10 e uno da 13,5Km. Ok, di certo non arrivo all'apice della mia forma ma almeno la spalla non è più così sofferente e, al 99% riuscirò a chiudere la mezza.

Finalmente ci siamo... il giorno prima della gara vado in Duomo a ritirare pettorale e pacco gara. L'emozione è parecchia e, magicamente, mi sale la voglia di correre quella gara.

Quel giorno non mancano i soliti disguidi... per un problema prettamente burocratico, a Bongio non viene consegnato il pettorale... il suo certificato medico (rilasciato dopo una visita identica in tutto e per tutto alla mia), pare non essere valido per l'atletica leggera. Nulla da fare... se vuole partecipare il Bongio può farlo ma senza pettorale e senza chip con tempo ufficiale. Lo scoramento c'è... inutile negarlo... ma bisogna guardare oltre, ed oltre a questo inghippo burocratico so già che ci sarà la gioia di aver corso comunque la Stramilano.

La mattina della gara il clima è fantastico. Fa fresco ma non freddo, le nuvole che fino a poco prima avevano bagnato la corsa dei 50.000 ora stanno rapidamente cedendo il passo al sole. Il villaggio atleti nei pressi dell'Arena è un pullulare di runner di ogni età e tipo... chi alle prese con l'arnica, chi sta aspettando il suo turno per il cesso chimico chi si riscalda. Sto bene, sono in ottima compagnia e leggermente eccitato. Alla partenza siamo 4 amici: io, Bongio, Manu (anche lei senza pettorale per lo stesso motivo di Enrico) e Ferdi (primo classificato tra i portoghesi partecipanti), ma fin da subito ci perdiamo di vista. Troppi atleti in partenza per sperare di partire assieme...


Conto alla rovescia e via... si parte! Nei primi 2Km ho subito modo di sfogare la mia ira su tutti quelli che mi stavano attorno. Per la pioggia del primo mattino in C.so Bonaparte ci sono alcuni enormi pozzangheroni... la gente, forse per non bagnarsi le scarpine nuove, o semplicemente perchè non capisce un cazzo decide che è meglio non passarci in mezzo... risultato... collo di bottiglia ed imbuto. Son partito da meno di 1 km e son già fermo! Cristo... io sono un trailer... corro in mezzo a fango e neve per Km e questi si spaventano per una pozzanghera? Il tempo di 4 insulti e un paio di gomitate e son fuori dall'imbuto. Mi affaccio a C.so Sempione quando i primi stanno tornando dalla stessa via... li guardo ammirato ed applaudo al loro passaggio... si, io sono un atleta, ma in confronto a loro son pari ad un qualsiasi tifoso non partecipante... beati loro che riescono a tenere il 3'20"...

La gara è molto veloce e la presenza di così tanti atleti la rende pure divertente... passati i primi 2km di ressa il serpentone si è allungato parecchio ed ora posso correre prendendo le scie di chi mi sta davanti, ponendomi come obiettivi parziali il sorpasso di questo o quel concorrente. Sto correndo piuttosto bene... in partenza, visto il problema alla spalla non ancora risolto, mi davo per felice sotto le 2h totali e comunque soddisfatto sotto le 2:10.

Al Km 16 la prima svolta. Mentre corro quasi in trance sento poco dietro di me "Grande! Forza Libertas!!!" Mi giro di scatto e con grandissimo stupore vedo che a salutare è stato uno dei nostri ragazzi scelto dall'organizzazione per fare il pace maker a 1h:50 (in pratica se corri con loro finisci la mezza in 1h e 50') e mi rendo conto di essere abbondantemente sotto al mio obiettivo.

Km 17, raggiungo Luciano, presidente della Libertas Sesto e lo uso come lepre per qualche centinaio di metri poi metto la freccia e lo supero. Di lì a poco ho un kilometrino di crisi... mi sembrava di scoppiare, ero quasi tentato di rallentare quando alzo lo sguardo e vedo il cartello del Km 19. Ne mancano solo 2? Solo 2? Accellero...

Gli ultimi 500m sono un tripudio... centinaia di persone ad incitarci, bambini che ti danno "il 5", signore che applaudono... una vera festa. Taglio il traguardo in 1:49:44 piazzandomi 2900° su 6400 partecipanti. Sono davvero contento... mai avrei pensato in partenza di poter scendere sotto l'ora e cinquanta. Certo, son consapevole che è un tempo da scarsoni... ma per il prossimo anno mi sto attrezzando per scendere sotto l'1:40...

Il pranzo e le due ore successive le passo con i miei amici a ridere e scherzare... siam tutti contenti:

Io
Bongio
Manu
e Ferdi


A parte i preziosissimi amici che han corso con me... a parte che l'ambiente è stato davvero gradevole... a parte l'agonismo e la bagarre che sono il sale delle gare... a me la Stramilano, e più in generale correre su asfalto in pianura, FA PRORPIO CAGARE!










giovedì 29 maggio 2014

[Trail] - Cornizzolo Winter Trail

Il godimento nel correre in salita (ed in discesa) è giunto piuttosto presto. All' inizio di Agosto 2013, dopo soli 3 mesi e mezzo di attività, mi era già chiarissimo che la salita era il tipo di corsa che mi regalava le senzazioni migliori. Correre in salita ha una serie impareggiabile di vantaggi... si può produrre uno sforzo anaerobico senza per forza correre ad una velocità supersonica, arrivati in cima si può solitamente godere di un panorama inimmaginabile ai runner del fondo valle e, non ultimo, finita la salita ci sarà per forza una bella discesa su cui divertirsi un po'.

La piena consapevolezza di cosa volesse dire correre in salita è giunta qualche mese dopo. Precisamente a Dicembre, successivamente alla mia prima gara agonistica, la bellissima Valtellina Wine Trail di cui vi racconterò in un altro post. Senza addentrarmi troppo nei dettagli, quella gara trail corsa per il 95% su sterrati e mulattiere, mi ha aperto un mondo... ho sempre amato camminare per i boschi... e che c'è di meglio se non correre nei boschi?

Detto fatto a partire da Dicembre ho sfruttato tutti i sabato mattina per correre trail, esplorando quanto più possibile i tantissimi sentieri che corrono sulle  montagne che circondano casa mia. Con questa nuova rubrica vi racconterò i percorsi migliori, solitamente corsi in compagnia dei runners Enrico Bongiolatti e Francesco Bonomo; persone perfette per condividere questo tipo di sforzi!

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Cornizzolo Winter Trail 

Distanza: 23.5Km
Dislivello: 1266+
Durata: 4:05:45
Altitudine: 364slm --> 1231slm
Runners: Matteo Badessi (Il Falco delle Orobie) - Enrico Bongiolatti
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L'idea balenava nelle nostre teste già da qualche tempo, tanto più che ancora non ero stato a trovare l'amico Bongio ad Asso, sede della sua nuova abitazione. Si sa però, che organizzare una intera giornata di attività facendo collimare le rispettive esigenze lavorative non è affare semplice. Così iniziamo ad organizzarci a metà gennaio e riusciamo a fissare la data X per il 28 febbraio.

Salgo da Sesto San Giovanni verso Asso la sera prima e sono già parecchio esaltato. Finalmente darò un volto ai luoghi in cui abitualmente corre (ed abita) Enrico. La scelta del percorso e del giro da fare l'indomani è prerogativa del Bongio ma, da quel che ho capito, le possibilità sono due; o si esplora la zona nord-ovest di Asso (monte Palanzone) o la zona sud-est (monte Cornizzolo), con una leggera preferenza per il Cornizzolo visto che, essendo un poco più basso, non dovremmo rischiare di trovar neve.

La serata è molto piacevole, facciamo un bel giro in auto per esplorare la zona e confermiamo che l'indomani si andrà sul Cornizzolo che affronteremo dal lato del Segrino, seguendo quello che, a detta di molti, è il versante più difficile per arrivare alla croce posta in cima al monte.

Alle 10:15 del mattino, dopo un'abbondante colazione, siamo finalmente pronti per partire. Il tempo è buono, coperto (come da previsioni) ma senza precipitazioni. La temperatura è ottimale, intorno agli 8°. I primi 5Km di attività (in assoluto i più noiosi) ci occorrono per spostarci da Asso ad Eupilio. L'unico fatto "degno di nota" in questo primo tratto, è il  mezzo giro del Lago Segrino affrontato poco prima di iniziare la salita. Il Segrino è il posto dove Bongio va ad allenarsi la maggior parte delle volte, in questo senso ci tenevo a capire come fosse realmente questo piccolo ed allungato bacino.

Al Km 5,5, nell'appendice sud del lago in corrispondenza col piccolo centro abitato di Eupilio, inizia la salita. E che salita! Il primo km e mezzo si corre in paese, prima su asfalto con buone pendenze poi su un bellissimo sentiero di ciotoli. In un baleno ci portiamo da quota 380slm a 600slm e già possiamo godere di un panorama invidiabile  sulle 5 perle e su tutto il triangolo lariano.

I successivi 2Km che ci portano a quota 900slm, li corriamo su un bel sentiero in un bosco pieno di primule. Le pendenze sono buone (sempre sopra al 12%) il terreno è fantastico. Un sottobosco appena umido su cui si riesce a correre divertendosi e senza contraccolpi articolari.

Da questo punto cambia tutto. Tipo di sentiero, tipo di terreno, pendenze... è già il 4° cambio radicale in soli 9km di attività... e qui capisco che, anche se non ci si spinge troppo in alto per palesi limiti orografici, la zona del triangolo lariano merita di essere corsa per la gran varietà di situazioni in cui ci si può trovare. Dopo aver guadato un piccolo torrente la strada spiana ed il bosco cede il passo ai pascoli. I successivi due km saranno un lungo piano in quota caratterizzzato da un continuo alternarsi di sentiero monotrack su pascolo e sentiero monotrack in bosco. Due km in cui mi sono davvero divertito, godendo di un panorama che diventava sempre più ampio con l'aumentare del dislivello.

Nel frattempo, man mano che ci avviciniamo a quota 1000slm, le nuvole, che da Asso sembravano veramente lontane, sono ormai non più di 50m sopra le nostre teste. La natura si dirada piuttosto rapidamente e ci prepariamo ad affrontare un drittone su prato ad una pendenza fantastica, ben oltre il 15% di una rampa di garage. Vedere quella gobba verde alla fine del lungo piano appena descritto, è stato piuttosto emozionante. E' una di quelle salite che viste da sotto ti sembrano inaffrontabili e riviste da sopra ti danno un senso di vertigine misto ad orgoglio per essere riuscito ad arrivare fin lì. A metà del salitone, prima a timide ed isolate macchie bianche poi con una copertura sempre più fitta, fa la sua comparsa la neve.

Non so quanto la foto riesca ad evocare la pendenza. So che in questo momento stiamo scavalcando il guard rail (con questo pratone abbiamo tagliato 4km di strada asfaltata) che ci riporta sulla strada che da Canzo arriva fino al rifugio Cornizzolo. So anche che dopo quasi 12km di attività sono abbastanza stanco ma per lo più soddisfatto da quanto si è fatto fino ad ora.

Tutto il kilometro successivo seguiamo la strada per il rifugio Cornizzolo. Siamo di poco oltre i 1000m, nevischia e la natura in torno a me è sempre più rada. La cosa mi sorprende... alla fine le prealpi non sono le Alpi... per trovare da noi una natura così diradata di deve necessariamente salire sopra i 2000, qui il paesaggio è già lunare oltre i 1100slm. Svagandomi con questi pensieri arriviamo al rifugio CAI del Cornizzolo, 177m più in basso rispetto alla cima del monte. Siamo immersi in una nuvola ed il sentiero che porta alla croce è completamente innevato. Bene, penso subito, sarà fantastico salire in cresta con queste condizioni. Purtroppo non avevo fatto il conto con le scarpe. Per una ragione pratica son partito con le mie fedelissime Salomon XR Shift ai piedi. Scarpe stabili e confortevoli perfette sia per gli allenamenti sestesi sull'asfalto che per trail su sentieri misti meglio se asciutti. Assolutamente non adatte alla corsa su neve, men che meno in discesa. Ed infatti, man mano che saliamo tra la neve, mi maledico pensando alla successiva discesa per non aver portato con me le ottime XA Ultra2. Poco male... ormai stiamo salendo in cresta, manca poco alla croce e son stra felice.... alla discesa penseremo dopo.


Dal rifugio alla croce e ritorno è esattamente un kilometro. I primi 300m di ritorno, quelli in cresta su neve in discesa, sono i più spaventosi che abbia mai corso per il momento. Dalla cima la visuale è praticamente zero. guardando verso il basso, da entrambi i versanti, non si va oltre 3 metri. Quella è la distanza che separa la neve dalla nebbia. La sensazione è disturbante. Mi sento oggettivamente disorientato ed affronto la discesa col piglio di un vecchio senza bastone. Le scarpe non mi danno sicurezza e mi sembra di correre sulle uova. Bongio, che indossa le La Sportiva (tanto pessime su asfalto quanto ottime in queste condizioni), mi precede e mi attende pazientemente. Le mie difficoltà sono evidenti anche da questo particolare... in 1 anno di attività in compagnia di Bongio, quei 300 metri rimangono attualmente l'unico tratto di discesa in cui lui è stato davanti a me. Il Falco delle Orobie ha le ali decisamente tarpate.

Scesi dalla cresta e tornati sul pratone innevato, torno finalmente a divertirmi. Per un paio di kilometri il sentiero è pianeggiante e corre ad una quota di poco sopra i 1000m. Fino ad Alpe Alto corriamo su fondo innevato poi iniziamo la discesa che ci porterà di nuovo verso Asso. Il Km 16 è memorabile. La neve è ormai alle spalle e stiamo percorrendo il tratto che ci porterà verso Terz'Alpe. In 1000 metri perdiamo 221m di quota, tutti sviluppati nei primi 500m di sentiero nel bosco. Belli, bellissimi, ma da affrontare con una certa prudenza. E' l'ultimo pezzo veramente tecnico del percorso. Alla fine del bosco ci troviamo in corrispondenza con la fine della piccola vallata in cui ci siamo insinuati, con una curva ad U superiamo un torrente e da lì, lo stesso sentiero diventa una mulattiera molto ampia ed agevole che ci porterà in 4Km nuovamente a Canzo passando da Terz'Alpe, Second'Alpe, Prim'Alpe per concludere alle fonti Gajum.

Siamo al Km 20 di attività, siamo tornati alla civiltà. Gli ultimi 3,5Km sono per la gloria personale; la gloria di battere il proprio personal best come distanza percorsa in una singola attività. Un ultimo sguardo verso la cima che ci ha accolti con neve e nebbia e poi a casa, a scaricare endorfine e, finalmente, a riposare un po'!

Ma il pensiero corre subito avanti... il Cornizzolo lo DEVO rifare... con le scarpe giuste e senza neve.