venerdì 25 luglio 2014

[Trail] - Il primo Trail non si scorda mai

Sottotitolo: Pisellodurismo da montanari.

Il primo trail non si può scordare. Io lo ricordo perfettamente, sia perchè non sapevo che fosse un trail sia perchè è nato più per una solleticazione del mio orgoglio che per un reale interesse nel correrlo.

Ero da pochissimo (la settimana prima) stato ufficialmente nominato "Falco delle Orobie" e la cosa mi generava un mix di orgoglio e imbarazzo. Quella domenica, l'11 agosto 2013, era già stabilito saremmo andati in montagna al Gaggio di Polaggia dove la mia compagna ha una baita. In quell'occasione sarebbero stati presenti anche i genitori, i fratelli e le chiassosissime zie di Eli.

Arriviamo al Gaggio in tarda mattinata e stavo già pregustando sia la grigliata di costine di maiale che la corsetta (o meglio la passeggiata) che avrei fatto nel pomeriggio. L'idea di andare nel bosco a cercar funghi prendeva sempre più piede. Ho sempre amato (pur non trovandone) cercar funghi nel bosco... ora che finalmente avevo la possibilità di non avere il fiatone dopo 2 rampette, volevo ardentemente misurarmi col bosco.

Tra un pensiero e l'altro... mentre abbrustolisco costine, arriva finalmente il Giuseppe. Proprio lui, padre della mia compagna e già protagonista del Trail di Scermendone nel 1946. Ha il suo classico ghigno di biasimo... lo saluto e gli chiedo se avesse trovato funghi. Non aspettava altro. Mi risponde... mhà... poco o nulla scuotendo la testa a diniego per supportare la sua scenetta. Si toglie lo zaino. e con gesti sempre molto calmi inizia a pulirne il contenuto... 6kg di Porcini Neri. Non lascio cadere la cosa, e gli faccio i complimenti. Chiacchiero un po' con lui di funghi... provo a strappargli qualche confidenza sui luoghi, ma si sa, i "fungiat" non rivelano nulla a nessuno. Non lo nego, stavo davvero rosicando.

Finalmente si pranza... e durante il pasto, con un tocco di sarcasmo, mi viene chiesto dove sarei andato nel pomeriggio a cercar funghi. Non mi lascio ingabbiare e dò una risposta secca, senza pensarci un secondo dico "No... non vado a cercar funghi... tanto li ha già presi tutti il Giuseppe!" lui se la ride... ed io incalzo "Andrò piuttosto a farmi una corsa fino all'Alpe Caldenno... Quanto ci vuole, Giuseppe?" Si zittisce... ed è evidente che non mi crede. Però risponde. "1 ora e 15 minuti da qui a passo buono" e qui inizia una discussione surreale tra la zia Miranda e la zia Sandra... una sosteneva che servisse almeno 1h e 30 minuti... per l'altra bastava 1h e 10 minuti.

Nel secondo pomeriggio, quando tutti erano sul prato a chiacchierare, entro in baita e mi metto pantaloncini e maglietta... esco e comunico che parto per Caldenno. Il Giuseppe se la ride... e ribatte "Uè Atleta! Guarda che quando arrivi devi fare una foto..."

Il percorso è semplice, mi limiterò a seguire la strada fino al parcheggio sopra Prato Isio per poi proseguire sulllo sterrato fino a Caldenno. I primi 2km di strada sono piuttosto abordabili; pur nel mio precario stato di forma dello scorso agosto son riuscito a correre senza troppa fatica, poi c'è un brusco tornante a sinistra e da lì fino a Prato Isio le pendenze si fanno sentire. Per svariate volte penso di fermarmi e camminare (non avevo ancora capito che ci si può fermare, riposare e ripartire...) ma desisto. Sono lì per correre fino a Caldenno e a costo di sputar sangue correrò fino a Caldenno. Il cammino non è contemplato. Era ormai una questione di orgoglio.

Dopo il parcheggio la strada metà asfaltata cede il passo al sentiero. Da lì in avanti è un lunghissimo falsopiano in salita che mi porta in 2Km da 1680slm a 1750slm (nei primi 3km son salito di 500m, negli ultimi 2 di 150m). Il panorama è bellissimo, inizialmente ci si incunea nella vallata con alle proprie spalle la media Valtellina con vista sull' abitato di Caiolo e di fronte la punta del Pizzo Palù. Poi, superata la strettoia, si spalanca la Valle Caldenno con i suoi lamponeti, le sue casere, le mucche... sembrava di stare nel cartone animato Heidi. Corro da 5km... è il momento di scattare la foto per il Giuseppe e lanciarmi in modalità Falco per la discesa...


La discesa è incredibile. Per la prima volta provo a non subirla ma a spingere e le sensazioni sono fantastiche. Corro, ad una velocità fantastica... al tempo scendere a 4'40" per kilometro equivaleva a volare. Ricordo anche una panda bianca che non riusciva a superarmi... non che io fossi particolarmente veloce in senso assoluto... e nemmeno la intralciavo. Nei rettilinei correvo al bordo della strada e lei mi superava, ma la strada era un continuo susseguirsi di tornanti ed in quei frangenti riuscivo a guadagnare anche 30 /40 metri sull'auto. Poi arriva il classico rettilineo di 300m e la macchina sparisce davanti a me in men che non si dica. E pensare che stavo iniziando a credere di poterla battere...

Al mio ritorno ero ansimante e sudato... il Giuseppe mi vede e mi fa... "Atleta... quanto ci hai messo?" "1 ora e 11 minuti Giuseppe" - rispondo io - "Ma solo per andare?" - "No Giuseppe, per andare e tornare!" - "Impossibile... fammi vedere la foto..."

Quando ha visto la foto... visto il tempo su Runkeeper... visto che ero stanco e sudato... ha cambiato espressione ma non registro: "Ahhhh... va bè... ma sei arrivato solo alle prime baite di Caldenno... non sotto al Pizzo Palù!". Ma sticazzi penso io senza dire nulla.

Da quel giorno ha preso col chiamarmi "L'Atleta". Prima per ridere... poi sempre meno per ridere. Adesso non mi chiama più così, si limita a chiedermi dove sono andato ed in quanto tempo.


3 commenti:

  1. La prima volta che corri non puoi ricordartela, sei troppo piccolo. La prima volta che corri seriamente potrebbe anche essere, ma la prima volta che ti butti nel trail è indimenticabile. Io venivo da anni di Atletica leggera, marcia, seguiti da alcuni anni di stop. Ogni tanto ricorrevo su strada, ma sempre molto saltuariamente. Poi mi traasferisco da Levanto a subito dietro Riomaggiore, Cinque Terre. E un giorno decido di rimettermi la roba da corsa, prendere i cani e andare a fare una corsetta nei boschi. Rimango estasiato dalle sensazioni che si provano a correre sentieri, scalinate antiche come il mondo, a fianco a muretti a secco vecchi di 200 anni. Dalla corsetta saltuaria inizia a diventare allenamento quasi regolare, poi regolare. Poi, dicendolo solo a mia moglie per non dare false speranze a nessuno, mi iscrivo al MiniTrail Golfo dei Poeti 2012. Mai corso così a lungo ma lo finisco con un tempo decente e ne rimango innamorato. Innamorato del'atmosfera non solamente agonistica, dei posti, delle persone, della fatica e della sensazione all'arrivo, di tutto insomma. Il resto è storia :)

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    1. Grazie Sirio per il tuo commento. E' molto bello. E' fantastica l'empatia che si genera tra persone che, pur non conoscendosi, condividono degli sforzi che solo pochi possono permettersi. Tra trailer c'è veramente un bello spirito d'appartenenza. Io ho evoluto il mio essere trailer ed ho capito che quello che mi piace davvero fare sono le SkyRace. Sono tra i peggiori... ma pur sempre finisher. Se la passione continua... migliorerò! Grazie ancora per il commento! Matteo

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    2. Dimenticavo una cosa... ho visto il tuo sito. Se sei d'accordo lo aggiungo ai link consigliati del mio blog... se ti va di fare altrettanto è un piacere... se no va benissimo lo stesso :D

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