Ingolosito dal noto marchio sportivo (delle cui scarpe io sono un accanito fan) main sponsor della gara, ingannato da quella parolina "trail" che mi evoca piacevoli ricordi di gare mai troppo dure su percorsi bellissimi; decido con grande entusiasmo di iscrivermi a questa gara.
Le premesse sono ottime, grande partecipazione di pubblico, percorso alternativo dentro Milano con corsa in parchi, ippodromo, scalinate... addirittura saliremo fino al terzo anello di San Siro! Insomma una figata, già mi immaginavo a correre all'interno della "Scala del Calcio"... in più il gruppo Libertas Sesto San Giovanni è ben nutrito e per la prima volta io ed il mio caro amico Enrico Bongiolatti correremo una gara con la stessa maglia!
Mi sento di potervi risparmiare i soliti pippotti (iniziati un mese prima della gara) tra me e Bongio per stabilire il tempo finale che ci soddisferà... sostanzialmente concordiamo che 26Km con 500D+ debbano essere finiti in meno di 2 ore e mezza.
Il giorno prima della gara ci facciamo un bel warm up al Parco Nord... optiamo per un'oretta di corsa lenta (dopo aver abbandonato quasi subito l'idea delle ripetute e del fart lek) e ne usciamo devastati. Polpacci rigidi, cosce che bruciano, piedi indolenziti... una forma davvero di Merda. Mi consola solo il fatto che pure il Bongio lamenta una condizione simile... ci consoliamo entrambi bevendo qualche birretta la sera davanti ad un bel piatto di bucatini ai totani.
Alle 6:30 del mattino, come per magia, ogni dolore è svanito e mi sento davvero bene. Ok, penso tra me e me, per evitare i soliti dolorini intestinali di fine gara, meglio provare a fare una seduta sul trono di ceramica. Per stimolare ulteriormente decido di fumarmi una sigarettina in balcone a pancia scoperta. Il trucco funziona a metà (anzi, al 15%) ma quando usciamo per incontrarci con gli altri Atleti Libertas mi sento benone...
Il viaggio in metro fino all'arena è davvero piacevole, ho finalmente avuto modo di conoscere alcuni "colleghi" libertas. Belle persone, tutti con l'occhietto vispo dell'endorfinizzato d.o.c., a partire dal Presidentissimo Luciano che non sta fermo un minuto... riesce a dare informazioni a due persone mentre richiama il gruppo all'ordine, scatta una foto e chiacchiera con me. Bhà... mi sa che lui, con la sua esperienza, sa gestire meglio di me il suo intestino...
Prima dell'ultimo in bocca al lupo col grande Enry... ho una piacevole sorpresa. Mi sento battere sulla spalla, mi giro... "Hey, ciaoooo!!! Ma come stai?" Un runner rosso mi saluta con calore... runner rosso... hmmm... "Non ti ricordi? Abbiam corso assieme a Chiavenna... sono IL RUNNER ROSSO, quello che hai fatto finta di tirare alla SkyRace!!!" Alla fine scopro che si chiama Fabio, ed è stato un piacere immenso reincontrarlo all'Arena. Succedono anche queste cose a Milano...
Tempo dell'ultimo scatto con l'Enry, e si parte. Alle 9:05 inizia la mia sesta gara ufficiale. Il primo kilometrino fila via liscio... ho giusto il tempo di vedere un runner volare (letteralmente) dopo essere inciampato su un ostacolo ed una ragazza con la caviglia gonfia piangere seduta su una panchina. Bongio è sempre un centinaio di metri davanti ma in questo momento non mi sento di colmare la distanza anche perchè inizio ad avvertire qualche dolorino al basso ventre...
Ma si dai Matte (mi dico intorno al secondo km), tu corri e non pensarci, tanto sai come vanno ste cose... o il dolore passa da solo, o sarà una scoreggina liberatoria a farlo passare. Invece non so per nulla come vanno ste cose, meno voglio pensare al mio intestino e più ci penso. Non penso ad altro.
Quando vengo immortalato in questa foto (intorno al km 3) il disagio è totale. Ad ogni passo, ad ogni impatto delle suole sul pavè avverto una fitta al basso ventre. Ormai è panico "Tieni tutto Matte... tieni duro perchè se ti caghi addosso ti ritiri con disonore" continuo a ripetermi. Vedo un bar, mi immagino entrare, andare alla toilette. Sento la fresca sensazione dei due veli di carta... Ok - decido fermamente - al prossimo entro... e se mi chiedon soldi? Chissene... tanto io sono un runner!
Naturalmente da quel momento per i successivi 4km (praticamente gli unici di tutta la gara), iniziamo a correre in aree poco urbanizzate senza nessun bar in vista. Intorno al Km 10, quando l'arco dell'intertempo è ormai a vista, sono in uno stato pietoso. Corro solo per trovare un posto dove fermarmi. Dopo aver escluso un giardino pensile (mi avrebbero visto tutti), e Casa Milan (mi sarebbe piaciuto provvedere lì al mio bisogno ma era uno spazio troppo aperto); opto per il cortile di una casa proprio a 100 metri dall'arco dell'intertempo. Non spaventatevi... alla fine non era nulla di eclatante, poi sarà il luogo, sarà che le foglie di magnolia non son proprio come i due veli sognati, quando son pronto a ripartire mi sento esattamente come prima di essermi fermato. Mentre cerco il luogo giusto per una seconda sosta inizia la parte più bella del percorso (l'unica parte bella), quella che va dal parco del Portello fino alla Montagnetta.
Io sono al primo dei due picchi di coliche intestinali e quando mi trovo davanti questo purgatorio Dantesco con runner che corrono in salita ed in discesa e le cornamuse (!!!) ad accompagnarci sul percorso, ho la netta sensazione di aver assunto degli allucinogeni più che degli integratori.
Alla Montagnetta, in discesa son pronto a dare forfait definitivo quando mi trovo sulla sinistra due fantastici cessi chimici (che gran persona chi li ha inventati... che gran persona chi li ha piazzati proprio qui). Seconda sosta, esco con i dolori solo parzialmente attenuati ma con un preziosissimo rotolo di carta igienica che terrò con me fino al km 24.
Attraversiamo rapidamente QT8 e, mentre i dolori aumentano inesorabilmente, ho tempo di godermi un'altra scena memorabile. Un runner che chiede ad una sciura affacciata al balcone se per caso poteva lanciargli un po' di zucchero. Son seriamente tentato di chiedere alla sciura se posso utilizzare un momento il suo gabinetto ma desisto e procedo. Si entra all'Ippodromo... bello... mica me lo immaginavo così grande! A metà rettilineo sono allienato. Sotto al "rebattone" del sole in preda al secondo picco di dolori intestinali eppure vedo il luogo che mi dà la forza di accellerare... proprio sulla curva si vede una casetta degli attrezzi coperta su tre lati. Il luogo perfetto per utilizzare la carta-culo sottratta precedentemente. Mi consola (e molto) il fatto che quel luogo era già stato scelto da almeno 4 runners con problemi simili ai miei. Mi sorprende il fatto che, lasciata la casetta, i dolori sono finalmente cessati. Ora inizia la mia gara. Peccato che da qui in avanti il percorso è indecente. Tutto su afalto a driblare macchine e persone. Ci fan pure saltare S. Siro, ovvero l'unico tratto d'asfalto che avrei voluto correre, per problemi di sicurezza. Bhà...
Al ristoro del Km 20 sto ancora molto bene e mentre trangugio dei sali dò uno sguardo ai tempi. 59'57" i primi (dolorosissimi) 10Km, 51'49" i secondi 10. Molto bene penso, se continuo di questo passo centrerò di sicuro l'obiettivo di stare sotto le 2h30'. Al km 22 vedo chi non avrei voluto vedere. Il Bongio. Cribbio è davanti a me di un centinaio di metri e non sta correndo ma sciabattando trascinandosi. Lo raggiungo e decido che a prescindere, se non scoppia, voglio assolutamente finire la gara dietro a lui. Lo tocco e lo saluto con piacere. Figo! Gli ho fatto da effetto glucosio! Il vedermi e lo scambiare due chiacchiere gli ha ridato nuovo vigore. Ora va meglio di me, e corriamo un paio di km ad elastico. Al Km 24 passiamo nei pressi dell'Arena... vai che ormai manca poco... solo un paio di km e tutto sarà finito, ancora una decina di minuti poi potrò finalmente fermarmi e mangiare un bel piatto di pasta!
Km 25... ma perchè non torniamo verso l'arena? Ho la sensazione che un km non basterà ad arrivare al traguardo...
Km 26... mi vien da piangere perchè non so più cosa aspettarmi... son circondato da persone che corrono zoppicando, ansimano, si lamentano... bhè dai... non son l'unico a star male, anzi c'è pure chi sta peggio di me.
Km 27... il mio gps finalmente segnala che ci stiamo avvicinando al traguardo, se non mi piazzano un'altra deviazione entro un kilometrino sarò arrivato. Accellero e corro ad un ritmo accettabile (5'39" contro i 6'23" del km precedente.
All'interno del Sempione ho ancora forze per accellerare. Davanti a me vedo la coppia di runner bordeaux. Sono bellissimi, un lui ed una lei con dei fisici pazzeschi che per tutto il percorso ho continuato a superare prima di perderli definitivamente alla mia terza sosta. Giungo al traguardo dopo 28Km di gara in 2:37:45, un minutino dopo il caro Bongio. Sono molto soddisfatto del mio risultato, son riuscito a resistere nel momento del dolore e ad esprimermi su buoni livelli (5'04" di media dopo la sosta all'Ippodromo fino al km 25) quando il dolore è cessato... ma le sorprese non sono finite...
1 - Al traguardo c'è la mia compagna ad attendermi. Ed è una sorpresa perchè a lei (giustamente) non frega nulla delle mie mattanze da runner (beata lei che è già atleta senza bisogno di spaccarsi di ripetute), indi non mi sarei mai aspettato di trovarla lì. Grazie Eli... anche se non hai voluto darmi il bacio appena arrivato :D
2 - Al traguardo non c'è segno di ristoro per gli atleti... ok, ok, 2 merendine 4 mele e 2 integratori c'erano... ma i solidi? Ma cazzo... nemmeno un paninello col salame? Assurdi... mele e banane come solidi, ma al mio arrivo le banane eran finite da un pezzo. Davvero... già è assurdo definire trail una gara in cui l'85% del percorso non è trail... ma se a ciò aggiungi l'assenza di un pasto (anche misero... ma un pasto!) per gli atleti, allora sfioriamo di trascendere nel ridicolo.
3 - Il ridicolo non si sfiora... ma si tocca proprio, sprofondando nel pacchiano quando, ad un certo punto, lo speacker inizia a pagar marchette a Expo, Regione, Sanità ed enti vari. L'ultima roba di cui avevo (avevamo) bisogno dopo aver corso 28Km (ma non erano 26???) è sentirmi dire che viviamo nella migliore regione con la migliore sanità d'Italia e, quindi, del mondo. Rimpiango di aver buttato via la carta-culo al km 24.
4 - Da dietro vedo il runner rosso... Grande Fabio, vado a salutarlo e a complimentarmi... non avevo dubbi che sarebbe finito prima di me. Lo invito per la ri rivincita al Valtellina Wine Trail. Se ce la fai vieni perchè quello è un vero trail e, soprattutto, alla fine mangi per davvero...
Doppia birra con il Bongio e poi si torna a Sesto. Alla fine anche questa gara mi ha fatto crescere... alla fine anche questa gara è finita.
Un ringraziamento particolare al Turkish Kebab AyaSofja di Sesto Rondò, per l'ottimo ristoro post gara... in culo a Milano ed i suoi finti Trail su asfalto!
Da pigro e sedentario a sky runner il passo è breve ma qualche volta doloroso. Le mie avventure e disavventure running, qualche consiglio ed un po' di sano buon umore.
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martedì 23 settembre 2014
[Le Gare] - Milano City Trail (La gara che proprio non mi mancherà)
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Ubicazione:
Milano, Italia
venerdì 25 luglio 2014
[Trail] - Il primo Trail non si scorda mai
Sottotitolo: Pisellodurismo da montanari.
Il primo trail non si può scordare. Io lo ricordo perfettamente, sia perchè non sapevo che fosse un trail sia perchè è nato più per una solleticazione del mio orgoglio che per un reale interesse nel correrlo.
Ero da pochissimo (la settimana prima) stato ufficialmente nominato "Falco delle Orobie" e la cosa mi generava un mix di orgoglio e imbarazzo. Quella domenica, l'11 agosto 2013, era già stabilito saremmo andati in montagna al Gaggio di Polaggia dove la mia compagna ha una baita. In quell'occasione sarebbero stati presenti anche i genitori, i fratelli e le chiassosissime zie di Eli.
Arriviamo al Gaggio in tarda mattinata e stavo già pregustando sia la grigliata di costine di maiale che la corsetta (o meglio la passeggiata) che avrei fatto nel pomeriggio. L'idea di andare nel bosco a cercar funghi prendeva sempre più piede. Ho sempre amato (pur non trovandone) cercar funghi nel bosco... ora che finalmente avevo la possibilità di non avere il fiatone dopo 2 rampette, volevo ardentemente misurarmi col bosco.
Tra un pensiero e l'altro... mentre abbrustolisco costine, arriva finalmente il Giuseppe. Proprio lui, padre della mia compagna e già protagonista del Trail di Scermendone nel 1946. Ha il suo classico ghigno di biasimo... lo saluto e gli chiedo se avesse trovato funghi. Non aspettava altro. Mi risponde... mhà... poco o nulla scuotendo la testa a diniego per supportare la sua scenetta. Si toglie lo zaino. e con gesti sempre molto calmi inizia a pulirne il contenuto... 6kg di Porcini Neri. Non lascio cadere la cosa, e gli faccio i complimenti. Chiacchiero un po' con lui di funghi... provo a strappargli qualche confidenza sui luoghi, ma si sa, i "fungiat" non rivelano nulla a nessuno. Non lo nego, stavo davvero rosicando.
Finalmente si pranza... e durante il pasto, con un tocco di sarcasmo, mi viene chiesto dove sarei andato nel pomeriggio a cercar funghi. Non mi lascio ingabbiare e dò una risposta secca, senza pensarci un secondo dico "No... non vado a cercar funghi... tanto li ha già presi tutti il Giuseppe!" lui se la ride... ed io incalzo "Andrò piuttosto a farmi una corsa fino all'Alpe Caldenno... Quanto ci vuole, Giuseppe?" Si zittisce... ed è evidente che non mi crede. Però risponde. "1 ora e 15 minuti da qui a passo buono" e qui inizia una discussione surreale tra la zia Miranda e la zia Sandra... una sosteneva che servisse almeno 1h e 30 minuti... per l'altra bastava 1h e 10 minuti.
Nel secondo pomeriggio, quando tutti erano sul prato a chiacchierare, entro in baita e mi metto pantaloncini e maglietta... esco e comunico che parto per Caldenno. Il Giuseppe se la ride... e ribatte "Uè Atleta! Guarda che quando arrivi devi fare una foto..."
Il percorso è semplice, mi limiterò a seguire la strada fino al parcheggio sopra Prato Isio per poi proseguire sulllo sterrato fino a Caldenno. I primi 2km di strada sono piuttosto abordabili; pur nel mio precario stato di forma dello scorso agosto son riuscito a correre senza troppa fatica, poi c'è un brusco tornante a sinistra e da lì fino a Prato Isio le pendenze si fanno sentire. Per svariate volte penso di fermarmi e camminare (non avevo ancora capito che ci si può fermare, riposare e ripartire...) ma desisto. Sono lì per correre fino a Caldenno e a costo di sputar sangue correrò fino a Caldenno. Il cammino non è contemplato. Era ormai una questione di orgoglio.
Dopo il parcheggio la strada metà asfaltata cede il passo al sentiero. Da lì in avanti è un lunghissimo falsopiano in salita che mi porta in 2Km da 1680slm a 1750slm (nei primi 3km son salito di 500m, negli ultimi 2 di 150m). Il panorama è bellissimo, inizialmente ci si incunea nella vallata con alle proprie spalle la media Valtellina con vista sull' abitato di Caiolo e di fronte la punta del Pizzo Palù. Poi, superata la strettoia, si spalanca la Valle Caldenno con i suoi lamponeti, le sue casere, le mucche... sembrava di stare nel cartone animato Heidi. Corro da 5km... è il momento di scattare la foto per il Giuseppe e lanciarmi in modalità Falco per la discesa...
La discesa è incredibile. Per la prima volta provo a non subirla ma a spingere e le sensazioni sono fantastiche. Corro, ad una velocità fantastica... al tempo scendere a 4'40" per kilometro equivaleva a volare. Ricordo anche una panda bianca che non riusciva a superarmi... non che io fossi particolarmente veloce in senso assoluto... e nemmeno la intralciavo. Nei rettilinei correvo al bordo della strada e lei mi superava, ma la strada era un continuo susseguirsi di tornanti ed in quei frangenti riuscivo a guadagnare anche 30 /40 metri sull'auto. Poi arriva il classico rettilineo di 300m e la macchina sparisce davanti a me in men che non si dica. E pensare che stavo iniziando a credere di poterla battere...
Al mio ritorno ero ansimante e sudato... il Giuseppe mi vede e mi fa... "Atleta... quanto ci hai messo?" "1 ora e 11 minuti Giuseppe" - rispondo io - "Ma solo per andare?" - "No Giuseppe, per andare e tornare!" - "Impossibile... fammi vedere la foto..."
Quando ha visto la foto... visto il tempo su Runkeeper... visto che ero stanco e sudato... ha cambiato espressione ma non registro: "Ahhhh... va bè... ma sei arrivato solo alle prime baite di Caldenno... non sotto al Pizzo Palù!". Ma sticazzi penso io senza dire nulla.
Da quel giorno ha preso col chiamarmi "L'Atleta". Prima per ridere... poi sempre meno per ridere. Adesso non mi chiama più così, si limita a chiedermi dove sono andato ed in quanto tempo.
Il primo trail non si può scordare. Io lo ricordo perfettamente, sia perchè non sapevo che fosse un trail sia perchè è nato più per una solleticazione del mio orgoglio che per un reale interesse nel correrlo.
Ero da pochissimo (la settimana prima) stato ufficialmente nominato "Falco delle Orobie" e la cosa mi generava un mix di orgoglio e imbarazzo. Quella domenica, l'11 agosto 2013, era già stabilito saremmo andati in montagna al Gaggio di Polaggia dove la mia compagna ha una baita. In quell'occasione sarebbero stati presenti anche i genitori, i fratelli e le chiassosissime zie di Eli.
Arriviamo al Gaggio in tarda mattinata e stavo già pregustando sia la grigliata di costine di maiale che la corsetta (o meglio la passeggiata) che avrei fatto nel pomeriggio. L'idea di andare nel bosco a cercar funghi prendeva sempre più piede. Ho sempre amato (pur non trovandone) cercar funghi nel bosco... ora che finalmente avevo la possibilità di non avere il fiatone dopo 2 rampette, volevo ardentemente misurarmi col bosco.
Tra un pensiero e l'altro... mentre abbrustolisco costine, arriva finalmente il Giuseppe. Proprio lui, padre della mia compagna e già protagonista del Trail di Scermendone nel 1946. Ha il suo classico ghigno di biasimo... lo saluto e gli chiedo se avesse trovato funghi. Non aspettava altro. Mi risponde... mhà... poco o nulla scuotendo la testa a diniego per supportare la sua scenetta. Si toglie lo zaino. e con gesti sempre molto calmi inizia a pulirne il contenuto... 6kg di Porcini Neri. Non lascio cadere la cosa, e gli faccio i complimenti. Chiacchiero un po' con lui di funghi... provo a strappargli qualche confidenza sui luoghi, ma si sa, i "fungiat" non rivelano nulla a nessuno. Non lo nego, stavo davvero rosicando.
Finalmente si pranza... e durante il pasto, con un tocco di sarcasmo, mi viene chiesto dove sarei andato nel pomeriggio a cercar funghi. Non mi lascio ingabbiare e dò una risposta secca, senza pensarci un secondo dico "No... non vado a cercar funghi... tanto li ha già presi tutti il Giuseppe!" lui se la ride... ed io incalzo "Andrò piuttosto a farmi una corsa fino all'Alpe Caldenno... Quanto ci vuole, Giuseppe?" Si zittisce... ed è evidente che non mi crede. Però risponde. "1 ora e 15 minuti da qui a passo buono" e qui inizia una discussione surreale tra la zia Miranda e la zia Sandra... una sosteneva che servisse almeno 1h e 30 minuti... per l'altra bastava 1h e 10 minuti.
Nel secondo pomeriggio, quando tutti erano sul prato a chiacchierare, entro in baita e mi metto pantaloncini e maglietta... esco e comunico che parto per Caldenno. Il Giuseppe se la ride... e ribatte "Uè Atleta! Guarda che quando arrivi devi fare una foto..."
Il percorso è semplice, mi limiterò a seguire la strada fino al parcheggio sopra Prato Isio per poi proseguire sulllo sterrato fino a Caldenno. I primi 2km di strada sono piuttosto abordabili; pur nel mio precario stato di forma dello scorso agosto son riuscito a correre senza troppa fatica, poi c'è un brusco tornante a sinistra e da lì fino a Prato Isio le pendenze si fanno sentire. Per svariate volte penso di fermarmi e camminare (non avevo ancora capito che ci si può fermare, riposare e ripartire...) ma desisto. Sono lì per correre fino a Caldenno e a costo di sputar sangue correrò fino a Caldenno. Il cammino non è contemplato. Era ormai una questione di orgoglio.
Dopo il parcheggio la strada metà asfaltata cede il passo al sentiero. Da lì in avanti è un lunghissimo falsopiano in salita che mi porta in 2Km da 1680slm a 1750slm (nei primi 3km son salito di 500m, negli ultimi 2 di 150m). Il panorama è bellissimo, inizialmente ci si incunea nella vallata con alle proprie spalle la media Valtellina con vista sull' abitato di Caiolo e di fronte la punta del Pizzo Palù. Poi, superata la strettoia, si spalanca la Valle Caldenno con i suoi lamponeti, le sue casere, le mucche... sembrava di stare nel cartone animato Heidi. Corro da 5km... è il momento di scattare la foto per il Giuseppe e lanciarmi in modalità Falco per la discesa...
Al mio ritorno ero ansimante e sudato... il Giuseppe mi vede e mi fa... "Atleta... quanto ci hai messo?" "1 ora e 11 minuti Giuseppe" - rispondo io - "Ma solo per andare?" - "No Giuseppe, per andare e tornare!" - "Impossibile... fammi vedere la foto..."
Quando ha visto la foto... visto il tempo su Runkeeper... visto che ero stanco e sudato... ha cambiato espressione ma non registro: "Ahhhh... va bè... ma sei arrivato solo alle prime baite di Caldenno... non sotto al Pizzo Palù!". Ma sticazzi penso io senza dire nulla.
Da quel giorno ha preso col chiamarmi "L'Atleta". Prima per ridere... poi sempre meno per ridere. Adesso non mi chiama più così, si limita a chiedermi dove sono andato ed in quanto tempo.
Ubicazione:
Berbenno di Valtellina SO, Italia
lunedì 7 luglio 2014
Secondo Step - da Moribondo a Runner principiante
Moribondo, come ho già avuto modo di raccontarvi, lo sono diventato ufficialmente il 16 maggio 2013 quando, con l'amico Enrico Bongiolatti, ho corso per la prima volta i 10.000 per un tempo totale di 1:06:54. Sempre quel giorno abbiamo deciso che la Stramilano Agonistica da 21Km era il nostro comune obiettivo per marzo 2014. Prima di tutto però, bisogna fare uno step ulteriore, si deve per forza di cose limare 7 minuti da quel tempaccio. Tolti 7 minuti potrò finalmente iniziare a preparare una mezza maratona come si deve.
Durante il restante mese di maggio non corro più la distanza ma provo il test inverso... correndo 60 minuti, quanti kilometri sarò in grado di percorrere? Il 21 del mese, ho la risposta... 9,23Km (attualmente il mio record sull'ora è di 12,21Km), il che mi pone a soli 770 metri dal traguardo
Ai primi di giugno un dolorino all'anca destra che da qualche giorno mi affligge si fa insopportabile così rallento parecchio e dirado un po' le uscite. Addirittura, in concomitanza con le vacanze in Turchia, sospendo ogni attività per una decina di giorni. Al ritorno in Italia ho questo aspetto:
Barba lasciata "incolta" per confondermi tra gli appassionati di maometto che, per la cronaca, funziona perfettamente come repellente per venditori di qualsivoglia tipo. Data una bella sfoltita ho potuto (a fatica) riprendere l'attività fisica. I primi approcci sono devastanti... gambe molli non aiutate da un caldo fastidioso. Però tengo botta e, tra il 14 giugno e la fine del mese corro 4 volte i 10.000 (ed una volta addirittura mi spingo ai 12Km) piazzando il mio nuovo record (sempre più vicino al moribondo)
Luglio è un ottimo mese, corro un totale di 191Km (da agosto in poi mi assesterò costantemente sopra i 200Km), corro svariate volte la distanza ed inizio ad approcciare la corsa in salita su asfalto, non ancora come vero obiettivo di corsa ma, diciamo, inizio ad appassionarmi al tipo di sforzo. Tra i vari allenamenti del mese, quello del giorno 16 mi avvicina ulteriormente al tempo del moribondo:
Ricordo nitidamente le sensazioni di quel periodo... sentivo di avere nelle corde il test del moribondo ma, un po' per l'umidità che certamente non favorisce le prestazioni, un po' per la mancanza di "coraggio", non provo mai a sfondare il muro dell'ora. L'occasione propizia si presenta il 30 Luglio.
In quell'occasione, per la prima volta, avrò il piacere di correre con Ferdi. Spendo due parole per il mio amico Portoghese, giusto per farvi capire quanto "sentissi" quell'allenamento. Io e Ferdi ci conosciamo da ormai 10 anni, siamo colleghi da 9 anni e, per 3 anni e mezzo, siamo stati pure coinquilini. In quel (bellissimo) periodo, io ero abbastanza dedito all'alcool (non che lui si tirasse in dietro...) e, di certo, non mi passava nemmeno per la testa di compiere qual si voglia attività fisica. Lui invece, andava a correre al Parco una o due volte a settimana e faceva arrampicata, insomma, non certamente un atleta, ma almeno si teneva in forma. Non vi nascondo che ai miei occhi era un marziano. Per me chiunque riuscisse a correre 7km era un marziano. Chiunque preferisse l'attività fisica alla stasi era un marziano. Per come la vedevo c'era una netta dicotomia tra chi non faceva attività fisica (magari concedendosi qualche vizio) e chi la faceva (non concedendosi nulla). Nando era l'anello di congiunzione fra le due categorie. Mi incuriosiva... ed un paio di volte sono andato con lui al Parco, io in bicicletta a fare fotografie lui a fare i suoi 40' di corsetta.
Naturalmente il buon Ferdi non avrebbe scommesso mai un centesimo su una mia possibile atleticizzazione, come dargli torto? Per cui, quel giorno di fine luglio, fu un momento speciale. Per me che ci tenevo non soltanto a correre col ferdi, ma a correre come minimo come il Ferdi. Per lui che, credo molto sorpreso, si è trovato a fare con me (!!!) per la prima volta 10Km.
Io sono un runner solitario, mi piace allenarmi da solo e con la musica nelle orecchie. Non corro per conoscere gente. Non sarò mai un corridore sociale. Sono però convinto che certe attività, certi momenti importanti come può essere un Trail a Scermendone o il superare per la prima volta i 10Km di corsa, meritino di essere svolte in compagnia di persone importanti. Creare una sorta di memoria collettiva amplifica le sensazioni e cementifica i rapporti.
Superare il test del moribondo col Ferdi, passare entrambi da moribondi a runner principianti, è sicuramente da inquadrare in questo tipo di attività. Diciamo una delle 10 attività che ricordo con più piacere delle 256 che per ora ho tracciato.
Ho un solo nitido ricordo del percorso, usciti dal parco mancavano ancora 300m a chiudere la distanza ed il cronometro era sui 58 minuti e rotti, ho capito che era fatta ma ho comunque dato l'ultimo strappo perchè, comunque, bisogna chiudere con una ripetuta. Poi c'è solo un bell'abbraccio col Nando...
Durante il restante mese di maggio non corro più la distanza ma provo il test inverso... correndo 60 minuti, quanti kilometri sarò in grado di percorrere? Il 21 del mese, ho la risposta... 9,23Km (attualmente il mio record sull'ora è di 12,21Km), il che mi pone a soli 770 metri dal traguardo
Ai primi di giugno un dolorino all'anca destra che da qualche giorno mi affligge si fa insopportabile così rallento parecchio e dirado un po' le uscite. Addirittura, in concomitanza con le vacanze in Turchia, sospendo ogni attività per una decina di giorni. Al ritorno in Italia ho questo aspetto:
Barba lasciata "incolta" per confondermi tra gli appassionati di maometto che, per la cronaca, funziona perfettamente come repellente per venditori di qualsivoglia tipo. Data una bella sfoltita ho potuto (a fatica) riprendere l'attività fisica. I primi approcci sono devastanti... gambe molli non aiutate da un caldo fastidioso. Però tengo botta e, tra il 14 giugno e la fine del mese corro 4 volte i 10.000 (ed una volta addirittura mi spingo ai 12Km) piazzando il mio nuovo record (sempre più vicino al moribondo)
Luglio è un ottimo mese, corro un totale di 191Km (da agosto in poi mi assesterò costantemente sopra i 200Km), corro svariate volte la distanza ed inizio ad approcciare la corsa in salita su asfalto, non ancora come vero obiettivo di corsa ma, diciamo, inizio ad appassionarmi al tipo di sforzo. Tra i vari allenamenti del mese, quello del giorno 16 mi avvicina ulteriormente al tempo del moribondo:
Ricordo nitidamente le sensazioni di quel periodo... sentivo di avere nelle corde il test del moribondo ma, un po' per l'umidità che certamente non favorisce le prestazioni, un po' per la mancanza di "coraggio", non provo mai a sfondare il muro dell'ora. L'occasione propizia si presenta il 30 Luglio.
In quell'occasione, per la prima volta, avrò il piacere di correre con Ferdi. Spendo due parole per il mio amico Portoghese, giusto per farvi capire quanto "sentissi" quell'allenamento. Io e Ferdi ci conosciamo da ormai 10 anni, siamo colleghi da 9 anni e, per 3 anni e mezzo, siamo stati pure coinquilini. In quel (bellissimo) periodo, io ero abbastanza dedito all'alcool (non che lui si tirasse in dietro...) e, di certo, non mi passava nemmeno per la testa di compiere qual si voglia attività fisica. Lui invece, andava a correre al Parco una o due volte a settimana e faceva arrampicata, insomma, non certamente un atleta, ma almeno si teneva in forma. Non vi nascondo che ai miei occhi era un marziano. Per me chiunque riuscisse a correre 7km era un marziano. Chiunque preferisse l'attività fisica alla stasi era un marziano. Per come la vedevo c'era una netta dicotomia tra chi non faceva attività fisica (magari concedendosi qualche vizio) e chi la faceva (non concedendosi nulla). Nando era l'anello di congiunzione fra le due categorie. Mi incuriosiva... ed un paio di volte sono andato con lui al Parco, io in bicicletta a fare fotografie lui a fare i suoi 40' di corsetta.
Naturalmente il buon Ferdi non avrebbe scommesso mai un centesimo su una mia possibile atleticizzazione, come dargli torto? Per cui, quel giorno di fine luglio, fu un momento speciale. Per me che ci tenevo non soltanto a correre col ferdi, ma a correre come minimo come il Ferdi. Per lui che, credo molto sorpreso, si è trovato a fare con me (!!!) per la prima volta 10Km.
Io sono un runner solitario, mi piace allenarmi da solo e con la musica nelle orecchie. Non corro per conoscere gente. Non sarò mai un corridore sociale. Sono però convinto che certe attività, certi momenti importanti come può essere un Trail a Scermendone o il superare per la prima volta i 10Km di corsa, meritino di essere svolte in compagnia di persone importanti. Creare una sorta di memoria collettiva amplifica le sensazioni e cementifica i rapporti.
Superare il test del moribondo col Ferdi, passare entrambi da moribondi a runner principianti, è sicuramente da inquadrare in questo tipo di attività. Diciamo una delle 10 attività che ricordo con più piacere delle 256 che per ora ho tracciato.
Ho un solo nitido ricordo del percorso, usciti dal parco mancavano ancora 300m a chiudere la distanza ed il cronometro era sui 58 minuti e rotti, ho capito che era fatta ma ho comunque dato l'ultimo strappo perchè, comunque, bisogna chiudere con una ripetuta. Poi c'è solo un bell'abbraccio col Nando...
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giovedì 29 maggio 2014
[Trail] - Cornizzolo Winter Trail
Il godimento nel correre in salita (ed in discesa) è giunto piuttosto presto. All' inizio di Agosto 2013, dopo soli 3 mesi e mezzo di attività, mi era già chiarissimo che la salita era il tipo di corsa che mi regalava le senzazioni migliori. Correre in salita ha una serie impareggiabile di vantaggi... si può produrre uno sforzo anaerobico senza per forza correre ad una velocità supersonica, arrivati in cima si può solitamente godere di un panorama inimmaginabile ai runner del fondo valle e, non ultimo, finita la salita ci sarà per forza una bella discesa su cui divertirsi un po'.
La piena consapevolezza di cosa volesse dire correre in salita è giunta qualche mese dopo. Precisamente a Dicembre, successivamente alla mia prima gara agonistica, la bellissima Valtellina Wine Trail di cui vi racconterò in un altro post. Senza addentrarmi troppo nei dettagli, quella gara trail corsa per il 95% su sterrati e mulattiere, mi ha aperto un mondo... ho sempre amato camminare per i boschi... e che c'è di meglio se non correre nei boschi?
Detto fatto a partire da Dicembre ho sfruttato tutti i sabato mattina per correre trail, esplorando quanto più possibile i tantissimi sentieri che corrono sulle montagne che circondano casa mia. Con questa nuova rubrica vi racconterò i percorsi migliori, solitamente corsi in compagnia dei runners Enrico Bongiolatti e Francesco Bonomo; persone perfette per condividere questo tipo di sforzi!
L'idea balenava nelle nostre teste già da qualche tempo, tanto più che ancora non ero stato a trovare l'amico Bongio ad Asso, sede della sua nuova abitazione. Si sa però, che organizzare una intera giornata di attività facendo collimare le rispettive esigenze lavorative non è affare semplice. Così iniziamo ad organizzarci a metà gennaio e riusciamo a fissare la data X per il 28 febbraio.
Salgo da Sesto San Giovanni verso Asso la sera prima e sono già parecchio esaltato. Finalmente darò un volto ai luoghi in cui abitualmente corre (ed abita) Enrico. La scelta del percorso e del giro da fare l'indomani è prerogativa del Bongio ma, da quel che ho capito, le possibilità sono due; o si esplora la zona nord-ovest di Asso (monte Palanzone) o la zona sud-est (monte Cornizzolo), con una leggera preferenza per il Cornizzolo visto che, essendo un poco più basso, non dovremmo rischiare di trovar neve.
La serata è molto piacevole, facciamo un bel giro in auto per esplorare la zona e confermiamo che l'indomani si andrà sul Cornizzolo che affronteremo dal lato del Segrino, seguendo quello che, a detta di molti, è il versante più difficile per arrivare alla croce posta in cima al monte.
Alle 10:15 del mattino, dopo un'abbondante colazione, siamo finalmente pronti per partire. Il tempo è buono, coperto (come da previsioni) ma senza precipitazioni. La temperatura è ottimale, intorno agli 8°. I primi 5Km di attività (in assoluto i più noiosi) ci occorrono per spostarci da Asso ad Eupilio. L'unico fatto "degno di nota" in questo primo tratto, è il mezzo giro del Lago Segrino affrontato poco prima di iniziare la salita. Il Segrino è il posto dove Bongio va ad allenarsi la maggior parte delle volte, in questo senso ci tenevo a capire come fosse realmente questo piccolo ed allungato bacino.
Al Km 5,5, nell'appendice sud del lago in corrispondenza col piccolo centro abitato di Eupilio, inizia la salita. E che salita! Il primo km e mezzo si corre in paese, prima su asfalto con buone pendenze poi su un bellissimo sentiero di ciotoli. In un baleno ci portiamo da quota 380slm a 600slm e già possiamo godere di un panorama invidiabile sulle 5 perle e su tutto il triangolo lariano.
I successivi 2Km che ci portano a quota 900slm, li corriamo su un bel sentiero in un bosco pieno di primule. Le pendenze sono buone (sempre sopra al 12%) il terreno è fantastico. Un sottobosco appena umido su cui si riesce a correre divertendosi e senza contraccolpi articolari.
Da questo punto cambia tutto. Tipo di sentiero, tipo di terreno, pendenze... è già il 4° cambio radicale in soli 9km di attività... e qui capisco che, anche se non ci si spinge troppo in alto per palesi limiti orografici, la zona del triangolo lariano merita di essere corsa per la gran varietà di situazioni in cui ci si può trovare. Dopo aver guadato un piccolo torrente la strada spiana ed il bosco cede il passo ai pascoli. I successivi due km saranno un lungo piano in quota caratterizzzato da un continuo alternarsi di sentiero monotrack su pascolo e sentiero monotrack in bosco. Due km in cui mi sono davvero divertito, godendo di un panorama che diventava sempre più ampio con l'aumentare del dislivello.
Nel frattempo, man mano che ci avviciniamo a quota 1000slm, le nuvole, che da Asso sembravano veramente lontane, sono ormai non più di 50m sopra le nostre teste. La natura si dirada piuttosto rapidamente e ci prepariamo ad affrontare un drittone su prato ad una pendenza fantastica, ben oltre il 15% di una rampa di garage. Vedere quella gobba verde alla fine del lungo piano appena descritto, è stato piuttosto emozionante. E' una di quelle salite che viste da sotto ti sembrano inaffrontabili e riviste da sopra ti danno un senso di vertigine misto ad orgoglio per essere riuscito ad arrivare fin lì. A metà del salitone, prima a timide ed isolate macchie bianche poi con una copertura sempre più fitta, fa la sua comparsa la neve.
Non so quanto la foto riesca ad evocare la pendenza. So che in questo momento stiamo scavalcando il guard rail (con questo pratone abbiamo tagliato 4km di strada asfaltata) che ci riporta sulla strada che da Canzo arriva fino al rifugio Cornizzolo. So anche che dopo quasi 12km di attività sono abbastanza stanco ma per lo più soddisfatto da quanto si è fatto fino ad ora.
Tutto il kilometro successivo seguiamo la strada per il rifugio Cornizzolo. Siamo di poco oltre i 1000m, nevischia e la natura in torno a me è sempre più rada. La cosa mi sorprende... alla fine le prealpi non sono le Alpi... per trovare da noi una natura così diradata di deve necessariamente salire sopra i 2000, qui il paesaggio è già lunare oltre i 1100slm. Svagandomi con questi pensieri arriviamo al rifugio CAI del Cornizzolo, 177m più in basso rispetto alla cima del monte. Siamo immersi in una nuvola ed il sentiero che porta alla croce è completamente innevato. Bene, penso subito, sarà fantastico salire in cresta con queste condizioni. Purtroppo non avevo fatto il conto con le scarpe. Per una ragione pratica son partito con le mie fedelissime Salomon XR Shift ai piedi. Scarpe stabili e confortevoli perfette sia per gli allenamenti sestesi sull'asfalto che per trail su sentieri misti meglio se asciutti. Assolutamente non adatte alla corsa su neve, men che meno in discesa. Ed infatti, man mano che saliamo tra la neve, mi maledico pensando alla successiva discesa per non aver portato con me le ottime XA Ultra2. Poco male... ormai stiamo salendo in cresta, manca poco alla croce e son stra felice.... alla discesa penseremo dopo.
Dal rifugio alla croce e ritorno è esattamente un kilometro. I primi 300m di ritorno, quelli in cresta su neve in discesa, sono i più spaventosi che abbia mai corso per il momento. Dalla cima la visuale è praticamente zero. guardando verso il basso, da entrambi i versanti, non si va oltre 3 metri. Quella è la distanza che separa la neve dalla nebbia. La sensazione è disturbante. Mi sento oggettivamente disorientato ed affronto la discesa col piglio di un vecchio senza bastone. Le scarpe non mi danno sicurezza e mi sembra di correre sulle uova. Bongio, che indossa le La Sportiva (tanto pessime su asfalto quanto ottime in queste condizioni), mi precede e mi attende pazientemente. Le mie difficoltà sono evidenti anche da questo particolare... in 1 anno di attività in compagnia di Bongio, quei 300 metri rimangono attualmente l'unico tratto di discesa in cui lui è stato davanti a me. Il Falco delle Orobie ha le ali decisamente tarpate.
Scesi dalla cresta e tornati sul pratone innevato, torno finalmente a divertirmi. Per un paio di kilometri il sentiero è pianeggiante e corre ad una quota di poco sopra i 1000m. Fino ad Alpe Alto corriamo su fondo innevato poi iniziamo la discesa che ci porterà di nuovo verso Asso. Il Km 16 è memorabile. La neve è ormai alle spalle e stiamo percorrendo il tratto che ci porterà verso Terz'Alpe. In 1000 metri perdiamo 221m di quota, tutti sviluppati nei primi 500m di sentiero nel bosco. Belli, bellissimi, ma da affrontare con una certa prudenza. E' l'ultimo pezzo veramente tecnico del percorso. Alla fine del bosco ci troviamo in corrispondenza con la fine della piccola vallata in cui ci siamo insinuati, con una curva ad U superiamo un torrente e da lì, lo stesso sentiero diventa una mulattiera molto ampia ed agevole che ci porterà in 4Km nuovamente a Canzo passando da Terz'Alpe, Second'Alpe, Prim'Alpe per concludere alle fonti Gajum.
Siamo al Km 20 di attività, siamo tornati alla civiltà. Gli ultimi 3,5Km sono per la gloria personale; la gloria di battere il proprio personal best come distanza percorsa in una singola attività. Un ultimo sguardo verso la cima che ci ha accolti con neve e nebbia e poi a casa, a scaricare endorfine e, finalmente, a riposare un po'!
Ma il pensiero corre subito avanti... il Cornizzolo lo DEVO rifare... con le scarpe giuste e senza neve.
La piena consapevolezza di cosa volesse dire correre in salita è giunta qualche mese dopo. Precisamente a Dicembre, successivamente alla mia prima gara agonistica, la bellissima Valtellina Wine Trail di cui vi racconterò in un altro post. Senza addentrarmi troppo nei dettagli, quella gara trail corsa per il 95% su sterrati e mulattiere, mi ha aperto un mondo... ho sempre amato camminare per i boschi... e che c'è di meglio se non correre nei boschi?
Detto fatto a partire da Dicembre ho sfruttato tutti i sabato mattina per correre trail, esplorando quanto più possibile i tantissimi sentieri che corrono sulle montagne che circondano casa mia. Con questa nuova rubrica vi racconterò i percorsi migliori, solitamente corsi in compagnia dei runners Enrico Bongiolatti e Francesco Bonomo; persone perfette per condividere questo tipo di sforzi!
***
Cornizzolo Winter Trail
Cornizzolo Winter Trail
Distanza: 23.5Km
Dislivello: 1266+
Durata: 4:05:45
Altitudine: 364slm --> 1231slm
Runners: Matteo Badessi (Il Falco delle Orobie) - Enrico Bongiolatti
Altitudine: 364slm --> 1231slm
Runners: Matteo Badessi (Il Falco delle Orobie) - Enrico Bongiolatti
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L'idea balenava nelle nostre teste già da qualche tempo, tanto più che ancora non ero stato a trovare l'amico Bongio ad Asso, sede della sua nuova abitazione. Si sa però, che organizzare una intera giornata di attività facendo collimare le rispettive esigenze lavorative non è affare semplice. Così iniziamo ad organizzarci a metà gennaio e riusciamo a fissare la data X per il 28 febbraio.
Salgo da Sesto San Giovanni verso Asso la sera prima e sono già parecchio esaltato. Finalmente darò un volto ai luoghi in cui abitualmente corre (ed abita) Enrico. La scelta del percorso e del giro da fare l'indomani è prerogativa del Bongio ma, da quel che ho capito, le possibilità sono due; o si esplora la zona nord-ovest di Asso (monte Palanzone) o la zona sud-est (monte Cornizzolo), con una leggera preferenza per il Cornizzolo visto che, essendo un poco più basso, non dovremmo rischiare di trovar neve.
La serata è molto piacevole, facciamo un bel giro in auto per esplorare la zona e confermiamo che l'indomani si andrà sul Cornizzolo che affronteremo dal lato del Segrino, seguendo quello che, a detta di molti, è il versante più difficile per arrivare alla croce posta in cima al monte.
Alle 10:15 del mattino, dopo un'abbondante colazione, siamo finalmente pronti per partire. Il tempo è buono, coperto (come da previsioni) ma senza precipitazioni. La temperatura è ottimale, intorno agli 8°. I primi 5Km di attività (in assoluto i più noiosi) ci occorrono per spostarci da Asso ad Eupilio. L'unico fatto "degno di nota" in questo primo tratto, è il mezzo giro del Lago Segrino affrontato poco prima di iniziare la salita. Il Segrino è il posto dove Bongio va ad allenarsi la maggior parte delle volte, in questo senso ci tenevo a capire come fosse realmente questo piccolo ed allungato bacino.
Al Km 5,5, nell'appendice sud del lago in corrispondenza col piccolo centro abitato di Eupilio, inizia la salita. E che salita! Il primo km e mezzo si corre in paese, prima su asfalto con buone pendenze poi su un bellissimo sentiero di ciotoli. In un baleno ci portiamo da quota 380slm a 600slm e già possiamo godere di un panorama invidiabile sulle 5 perle e su tutto il triangolo lariano.
I successivi 2Km che ci portano a quota 900slm, li corriamo su un bel sentiero in un bosco pieno di primule. Le pendenze sono buone (sempre sopra al 12%) il terreno è fantastico. Un sottobosco appena umido su cui si riesce a correre divertendosi e senza contraccolpi articolari.
Da questo punto cambia tutto. Tipo di sentiero, tipo di terreno, pendenze... è già il 4° cambio radicale in soli 9km di attività... e qui capisco che, anche se non ci si spinge troppo in alto per palesi limiti orografici, la zona del triangolo lariano merita di essere corsa per la gran varietà di situazioni in cui ci si può trovare. Dopo aver guadato un piccolo torrente la strada spiana ed il bosco cede il passo ai pascoli. I successivi due km saranno un lungo piano in quota caratterizzzato da un continuo alternarsi di sentiero monotrack su pascolo e sentiero monotrack in bosco. Due km in cui mi sono davvero divertito, godendo di un panorama che diventava sempre più ampio con l'aumentare del dislivello.
Nel frattempo, man mano che ci avviciniamo a quota 1000slm, le nuvole, che da Asso sembravano veramente lontane, sono ormai non più di 50m sopra le nostre teste. La natura si dirada piuttosto rapidamente e ci prepariamo ad affrontare un drittone su prato ad una pendenza fantastica, ben oltre il 15% di una rampa di garage. Vedere quella gobba verde alla fine del lungo piano appena descritto, è stato piuttosto emozionante. E' una di quelle salite che viste da sotto ti sembrano inaffrontabili e riviste da sopra ti danno un senso di vertigine misto ad orgoglio per essere riuscito ad arrivare fin lì. A metà del salitone, prima a timide ed isolate macchie bianche poi con una copertura sempre più fitta, fa la sua comparsa la neve.
Non so quanto la foto riesca ad evocare la pendenza. So che in questo momento stiamo scavalcando il guard rail (con questo pratone abbiamo tagliato 4km di strada asfaltata) che ci riporta sulla strada che da Canzo arriva fino al rifugio Cornizzolo. So anche che dopo quasi 12km di attività sono abbastanza stanco ma per lo più soddisfatto da quanto si è fatto fino ad ora.
Tutto il kilometro successivo seguiamo la strada per il rifugio Cornizzolo. Siamo di poco oltre i 1000m, nevischia e la natura in torno a me è sempre più rada. La cosa mi sorprende... alla fine le prealpi non sono le Alpi... per trovare da noi una natura così diradata di deve necessariamente salire sopra i 2000, qui il paesaggio è già lunare oltre i 1100slm. Svagandomi con questi pensieri arriviamo al rifugio CAI del Cornizzolo, 177m più in basso rispetto alla cima del monte. Siamo immersi in una nuvola ed il sentiero che porta alla croce è completamente innevato. Bene, penso subito, sarà fantastico salire in cresta con queste condizioni. Purtroppo non avevo fatto il conto con le scarpe. Per una ragione pratica son partito con le mie fedelissime Salomon XR Shift ai piedi. Scarpe stabili e confortevoli perfette sia per gli allenamenti sestesi sull'asfalto che per trail su sentieri misti meglio se asciutti. Assolutamente non adatte alla corsa su neve, men che meno in discesa. Ed infatti, man mano che saliamo tra la neve, mi maledico pensando alla successiva discesa per non aver portato con me le ottime XA Ultra2. Poco male... ormai stiamo salendo in cresta, manca poco alla croce e son stra felice.... alla discesa penseremo dopo.
Dal rifugio alla croce e ritorno è esattamente un kilometro. I primi 300m di ritorno, quelli in cresta su neve in discesa, sono i più spaventosi che abbia mai corso per il momento. Dalla cima la visuale è praticamente zero. guardando verso il basso, da entrambi i versanti, non si va oltre 3 metri. Quella è la distanza che separa la neve dalla nebbia. La sensazione è disturbante. Mi sento oggettivamente disorientato ed affronto la discesa col piglio di un vecchio senza bastone. Le scarpe non mi danno sicurezza e mi sembra di correre sulle uova. Bongio, che indossa le La Sportiva (tanto pessime su asfalto quanto ottime in queste condizioni), mi precede e mi attende pazientemente. Le mie difficoltà sono evidenti anche da questo particolare... in 1 anno di attività in compagnia di Bongio, quei 300 metri rimangono attualmente l'unico tratto di discesa in cui lui è stato davanti a me. Il Falco delle Orobie ha le ali decisamente tarpate.
Scesi dalla cresta e tornati sul pratone innevato, torno finalmente a divertirmi. Per un paio di kilometri il sentiero è pianeggiante e corre ad una quota di poco sopra i 1000m. Fino ad Alpe Alto corriamo su fondo innevato poi iniziamo la discesa che ci porterà di nuovo verso Asso. Il Km 16 è memorabile. La neve è ormai alle spalle e stiamo percorrendo il tratto che ci porterà verso Terz'Alpe. In 1000 metri perdiamo 221m di quota, tutti sviluppati nei primi 500m di sentiero nel bosco. Belli, bellissimi, ma da affrontare con una certa prudenza. E' l'ultimo pezzo veramente tecnico del percorso. Alla fine del bosco ci troviamo in corrispondenza con la fine della piccola vallata in cui ci siamo insinuati, con una curva ad U superiamo un torrente e da lì, lo stesso sentiero diventa una mulattiera molto ampia ed agevole che ci porterà in 4Km nuovamente a Canzo passando da Terz'Alpe, Second'Alpe, Prim'Alpe per concludere alle fonti Gajum.
Siamo al Km 20 di attività, siamo tornati alla civiltà. Gli ultimi 3,5Km sono per la gloria personale; la gloria di battere il proprio personal best come distanza percorsa in una singola attività. Un ultimo sguardo verso la cima che ci ha accolti con neve e nebbia e poi a casa, a scaricare endorfine e, finalmente, a riposare un po'!
Ma il pensiero corre subito avanti... il Cornizzolo lo DEVO rifare... con le scarpe giuste e senza neve.
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Ubicazione:
22030 Eupilio CO, Italia
lunedì 19 maggio 2014
Primo Step - Da nullità a moribondo
Scrivo questo post per dare un senso cronologico alla mia evoluzione atletica. A metà aprile 2013 inizia il mio approccio alla corsa. Durante le prime due settimane, come ho già avuto modo di raccontarvi, mi faccio forza ed esco a correre 4 o 5 volte a settimana. Corse brevissime di 2 o 3Km massimo. Quello era il mio limite a quell'epoca.
Il processo psicologico che accompagna quelle prime due settimane è fantastico ed è identico a quello che ho potuto riscontrare in ogni persona che ha iniziato a correre con me e dopo di me. In pratica ero talmente stupito dallo splendido adattarsi del mio corpo alla nuova situazione di stress che già mentalmente mi consideravo un runner. Ero veramente meravigliato. Avevo letto che i progressi erano rapidissimi nella prima fase ma non credevo potessero essere così rapidi... almeno non su di me che pesavo 103Kg e non avevo mai mosso un muscolo in vita mia. Eppure 10 giorni prima ero in affanno dopo 800m e 11 minuti di corsa ed ora riuscivo a correre 45 minuti e 6km.
In questo periodo inizio ad interrogarmi sui limiti e sulla crescita possibile ed è qui che vengo in contatto con il già citato sito del guru Roberto Albanesi. Siamo all'inizio di maggio, finalmente posso iniziare ad inquadrare la mia evoluzione atletica ed a pormi i primi importantissimi obiettivi. Innanzi tutto... non sono un runner, non sono nemmeno vicino ad essere un runner. Sono una nullità.
Il primo passo per avvicinarmi alla condizione di runner è riuscire a correre 10.000 metri. Inizialmente non conta in quanto tempo, conta svezzare la distanza. I 10.000 sono un test perfetto per chi, come me, iniziava a cullare il sogno di correre una mezza maratona.
Ma come si definisce un runner? Non è per caso, come dice un mio amico, una persona che esce a correre quasi tutti i giorni a prescindere dal meteo? No...
Delle tante definizioni che si possono trovare, quella che a mio avviso è più calzante è la seguente:
Di questo primo diecimila ho un sacco di ricordi positivi, su tutti la sensazione finale di aver compiuto una piccola impresa e poi tanti piccoli particolari come:
Km 1 = Bongio ha il suo classico mal di milza
Km 2 = Bongio ha il suo classico mal di fegato
Km 3 = Bade che sbaglia clamorosamente strada finendo in un parcheggio
Km 4 = Bongio che "mi supplica" di non fare più sterrato dopo 100m di sterrato
Km 5 = Io che dico a Bongio "Vai enry che abbiam già corso 3,7Km!"
Km 6 = Il mio dolore ed il respiro che si fa affannato
Km 7 = Il vialone centrale del Parco che pare non finire mai
Km 8 = Capisco che la distanza si farà, manca poco e saremo nuovamente a casa
Km 9 = Il mio appannamento e l'apparente brillantezza di Enrico
Km 10 = Bongio che mi dice "Bade io mi fermo al semaforo" io che gli rispondo "Bongio, corriamo ancora 300 metri... così facciamo i 10.000 e diventiamo moribondi!"
Il processo psicologico che accompagna quelle prime due settimane è fantastico ed è identico a quello che ho potuto riscontrare in ogni persona che ha iniziato a correre con me e dopo di me. In pratica ero talmente stupito dallo splendido adattarsi del mio corpo alla nuova situazione di stress che già mentalmente mi consideravo un runner. Ero veramente meravigliato. Avevo letto che i progressi erano rapidissimi nella prima fase ma non credevo potessero essere così rapidi... almeno non su di me che pesavo 103Kg e non avevo mai mosso un muscolo in vita mia. Eppure 10 giorni prima ero in affanno dopo 800m e 11 minuti di corsa ed ora riuscivo a correre 45 minuti e 6km.
In questo periodo inizio ad interrogarmi sui limiti e sulla crescita possibile ed è qui che vengo in contatto con il già citato sito del guru Roberto Albanesi. Siamo all'inizio di maggio, finalmente posso iniziare ad inquadrare la mia evoluzione atletica ed a pormi i primi importantissimi obiettivi. Innanzi tutto... non sono un runner, non sono nemmeno vicino ad essere un runner. Sono una nullità.
Il primo passo per avvicinarmi alla condizione di runner è riuscire a correre 10.000 metri. Inizialmente non conta in quanto tempo, conta svezzare la distanza. I 10.000 sono un test perfetto per chi, come me, iniziava a cullare il sogno di correre una mezza maratona.
Ma come si definisce un runner? Non è per caso, come dice un mio amico, una persona che esce a correre quasi tutti i giorni a prescindere dal meteo? No...
Delle tante definizioni che si possono trovare, quella che a mio avviso è più calzante è la seguente:
"Si definisce runner la persona che, a peso forma, abbia ottimizzato la sua prestazione sui 10.000"
Bene... ho smesso subito di pensare di essere un runner. Ero 25Kg sopra il mio peso forma (che per un runner prevede un BMI tra 20 e 22) e non solo non avevo ottimizzato il mio tempo sui 10Km (per ottimizzare veramente questa distanza ci vogliono un paio d'anni di allenamenti) ma neppure mi ero mai spinto a correre quella distanza. E fu vuoto, che volevo colmare riuscendo a definire la mia situazione dell'epoca.
Sempre nel sito di Albanesi trovo un interessante test che utilizzo da subito per definirmi. E' il "Test del moribondo". In sostanza si può affermare che:
"Chiunque non abbia gravi menomazioni fisiche è in grado di correre 10.000 in massimo 59'59""
Ottimo, penso tra me e me, il primo grande passo per avvicinarmi alla condizione di runner è passare da nullità a moribondo. Ovvero riuscire a correre quei dannati 10Km.
Il 16 maggio 2013, 1 mese esatto e 20 allenamenti dopo aver iniziato, entro in splendida compagnia dell'amico Enrico Bongiolatti, nel meraviglioso mondo dei Moribondi. Pur essendo già primavera inoltrata la serata era parecchio fredda. Già da qualche giorno io e Bongio parlavamo della mitica distanza da raggiungere ed entrambi l'avevamo sfiorata nei giorni precedenti. Quella sera avevo già deciso che sarebbe stata la sera giusta ed altrettanto scientemente avevo deciso di non dire nulla ad Enrico (la sua fragilità psichica ai tempi era ai massimi storici). Prima di partire, anzi, gli garantisco che al massimo avremmo corso 7 o 8 Km.
Km 1 = Bongio ha il suo classico mal di milza
Km 2 = Bongio ha il suo classico mal di fegato
Km 3 = Bade che sbaglia clamorosamente strada finendo in un parcheggio
Km 4 = Bongio che "mi supplica" di non fare più sterrato dopo 100m di sterrato
Km 5 = Io che dico a Bongio "Vai enry che abbiam già corso 3,7Km!"
Km 6 = Il mio dolore ed il respiro che si fa affannato
Km 7 = Il vialone centrale del Parco che pare non finire mai
Km 8 = Capisco che la distanza si farà, manca poco e saremo nuovamente a casa
Km 9 = Il mio appannamento e l'apparente brillantezza di Enrico
Km 10 = Bongio che mi dice "Bade io mi fermo al semaforo" io che gli rispondo "Bongio, corriamo ancora 300 metri... così facciamo i 10.000 e diventiamo moribondi!"
La serata è festa... birra, una bella mangiata e tante chiacchiere... abbiamo chiuso i primi 10.000 in 1:06:54 stabilendo così una misura attendibile. Siamo entrambi a 7 minuti dal passaggio moribondo --> runner principiante ed entrambi aggiungiamo un pelino di consapevolezza, sappiamo che la strada che ci porterà ad essere atleti è appena iniziata, che non sarà semplice ma che, continuando con impegno ed abnegazione, i miglioramenti saranno rapidi e sbalorditivi.
Quella sera stessa alziamo l'asticella. Fino a quel momento il sogno proibito era correre la Stramilano dei 50.000 (gara non competitiva di 10Km), ora che quei 10km eravamo riusciti a correrli ci diciamo:
"Abbiamo 10 mesi per provare a correre la Stramilano Agonistica da 21Km... ce la possiamo fare!"
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Ubicazione:
Cinisello Balsamo MI, Italia
lunedì 12 maggio 2014
Disguidi del runner medio "Il gelone fuori stagione"
A volte non riesco a capire quale motivazione mi spinga ad uscire di casa per allenarmi. Certo, in questa stagione è molto facile... basta vedere una bella giornata e con tutta questa luce a disposizione la voglia di correre esce spontanea. Ma d'inverno? Ok, come vi ho raccontato qui io amo il freddo, la nebbia e la solitudine. Non disdegno nemmeno correre sotto un diluvio o in una tempesta di neve, insomma non mi spaventa il clima invernale, neppure nelle sue sfaccettature più demotivanti. Eppure alcune volte, e quel giorno in particolare, non posso non chiedermi "Ma chi me l'ha fatto fare? Non potevo starmene a casa mia sul divano?" No... perchè come ho letto su una maglietta al Parco Nord:
A partire dalla metà di febbraio la temperatura è salita, mi trovavo a correre con 6/8° e dopo 3 o 4 km dovevo assolutamente togliermi i guanti. Le mani sudavano di brutto. Il 26 febbraio era un giorno come tanti ne avevo visti negli ultimi 4 mesi, freddo ma non freddissimo, nuvoloso con minaccia di pioggia imminente. Decido di uscire con la fascia ma senza guanti, tanto ci son 6° e se pioverà, come pare, di certo non andrà sotto zero. L'allenamento prevedeva un fondo medio da 14Km.
Al Km 4 il cielo si spacca in due per un lampo, pochi secondi dopo il boato del tuono. Sono sinceramente affascinato. Prima di tutto non è così scontato un temporale in febbraio, poi i lampi, illuminando per qualche secondo il parco, proiettavano le ombre scheletriche degli alberi sui vialetti di cemento, rendendo tutta l'ambientazione parecchio suggestiva. Corro così per un kilometrino poi inizia a scendere qualche goccia, ma nulla di preoccupante... goccioloni estivi si, ma ancora non ero nel diluvio. Le scarpe erano ancora quasi completamente asciutte. Appena superato il Km 7 succede l'imponderabile. Da qualche centinaio di metri l'acqua si era fatta più insistente ed ero già completamente fradicio. Di colpo, letteralmente di colpo, la temperatura crolla da 6° a 2°, si leva un vento gelido e il temporale si trasforma in grandinata. Sono in cima al cavalcavia di Via XX Settembre, il punto di Parco Nord più lontano da casa mia. Decido saggiamente di accorciare il giro e di fare subito ritorno ma è tardi. Dopo 200m di grandine leggera, l'intensità aumenta a dismisura fino a trasformarsi in una grandinata. Già, proprio una bella grandinata fuori stagione.
Ho corso per 2km tempestato dal ghiaccio, completamente fradicio. Ogni passo sentivo acqua uscire dalle mie scarpe, rivoli scendermi lungo le gambe, bombardato da proiettili di ghiaccio. Prima di imboccare il cavalca via di Via Clerici riesco a trovare un momentaneo rifugio sotto un arbusto ma non posso stare troppo fermo, se no m'ammalo. Giusto il tempo di togliermi il ghiaccio dai capelli (i chicchi di grandine erano completamente legati ad essi), e darmi momentaneo ristoro a mani e naso e riparto. E' dolore fisico ad ogni pallina di ghiaccio che mi colpisce, è dolore psicologico l'essere solo a 2km da casa ma il percepire questa distanza come incolmabile. E' disagio vero sia per il freddo che per l'umidità. Il rischio caduta, visto che ormai tutto il terreno è coperto da una coltre di sfere di ghiaccio, è altissimo.
Quando sono a poco più di 1km da casa, di colpo, cessa la grandine. Non credo di essere in grado di descrivere il sollievo che ho provato quando il ghiaccio è di nuovo tornato ad essere un temporale. La sensazione di piacere nel sentirsi coccolato dall'acqua dopo essere stato massacrato dal ghiaccio. Quell'ultimo km l'ho corso come se quel temporalone fosse lo scroscio tiepido della mia doccia. Tale era la trans da relax che avrei continuato così per km. Ma ormai (e per fortuna) ero a casa. Mentre mi doccio e mi asciugo, dal TG sento:
"Perde solo chi resta seduto sul divano!"
Procediamo con ordine. A me piace informarmi. Pur consapevole che solo l'esperienza diretta porta a correggere il tiro, ed in questo senso pure gli infortuni sono un toccasana, mi piace comunque documentarmi prima. Giusto per capire quali problematiche mi potrei trovare a dover fronteggiare quando affronto qualcosa di nuovo. E così feci anche poco prima di iniziare la stagione invernale. Da vari siti, tra cui il mio personale vademecum www.albanesi.it, recupero varie informazioni sulla corsa invernale che posso essere riassunte in questo elenco:
- Non sovvrabbondare nei vestiti. La regola è semplice, correre è un'attività che prevede una certa libertà di movimento, infilarsi 3 pantaloni e 3 maglie termiche andrebbe ad appesantirci. Basta mai superare i 2 strati. Io ho corso con collant lunghi termici, maglietta intima termica, maglia invernale a maniche lunghe
- Non coprirsi la gola. Perchè correndo si suda, e la gola è un punto particolarmente soggetto a sudare. Se non la si copre al max si percepirà del freddo ma il sudore continerà ad evaporare e ricrearsi. Se la si copre si crea condensa e la condensa che si raffredda vi porterà presumibilmente ad avere mal di gola
- Coprirsi orecchie, fronte e mani. Perchè sono le parti del corpo più esposte ai geloni, il discorso fatto per la gola per queste parti non è valido e vanno coperte. Per i calvi andrebbe coperta tutta la testa, per gli ipertricotici va bene una fascia fronte/orecchie. Pert tutti un bel paio di guanti running termici.
- Non ci si ammala per il freddo. Grande alibi di tutti i finti runner... non esco a correre perchè piove e poi m'ammalo. Falso. Fino a quando corriamo sudiamo, possiamo avere freddo... questo si. Ma la temperatura del nostro corpo sarà sempre intorno ai 37°. I problemi arrivano quando ci si ferma. Non bisogna dare modo al sudore di asciugarsi addosso. La regola è semplice, bisogna essere asciutti entro 5' da quando si smette l'attività.
- Riscaldare i muscoli. Più fa freddo, più aumenta il rischio di infortunio muscolare. Per ridurre al minimo questo rischio, correre almeno un paio di km a ritmo blando per riscaldare i muscoli aiuta, così come aiutano pomate ed olii riscaldanti a base di olio di canfora o capsicina.
A partire dalla metà di febbraio la temperatura è salita, mi trovavo a correre con 6/8° e dopo 3 o 4 km dovevo assolutamente togliermi i guanti. Le mani sudavano di brutto. Il 26 febbraio era un giorno come tanti ne avevo visti negli ultimi 4 mesi, freddo ma non freddissimo, nuvoloso con minaccia di pioggia imminente. Decido di uscire con la fascia ma senza guanti, tanto ci son 6° e se pioverà, come pare, di certo non andrà sotto zero. L'allenamento prevedeva un fondo medio da 14Km.
Al Km 4 il cielo si spacca in due per un lampo, pochi secondi dopo il boato del tuono. Sono sinceramente affascinato. Prima di tutto non è così scontato un temporale in febbraio, poi i lampi, illuminando per qualche secondo il parco, proiettavano le ombre scheletriche degli alberi sui vialetti di cemento, rendendo tutta l'ambientazione parecchio suggestiva. Corro così per un kilometrino poi inizia a scendere qualche goccia, ma nulla di preoccupante... goccioloni estivi si, ma ancora non ero nel diluvio. Le scarpe erano ancora quasi completamente asciutte. Appena superato il Km 7 succede l'imponderabile. Da qualche centinaio di metri l'acqua si era fatta più insistente ed ero già completamente fradicio. Di colpo, letteralmente di colpo, la temperatura crolla da 6° a 2°, si leva un vento gelido e il temporale si trasforma in grandinata. Sono in cima al cavalcavia di Via XX Settembre, il punto di Parco Nord più lontano da casa mia. Decido saggiamente di accorciare il giro e di fare subito ritorno ma è tardi. Dopo 200m di grandine leggera, l'intensità aumenta a dismisura fino a trasformarsi in una grandinata. Già, proprio una bella grandinata fuori stagione.
Ho corso per 2km tempestato dal ghiaccio, completamente fradicio. Ogni passo sentivo acqua uscire dalle mie scarpe, rivoli scendermi lungo le gambe, bombardato da proiettili di ghiaccio. Prima di imboccare il cavalca via di Via Clerici riesco a trovare un momentaneo rifugio sotto un arbusto ma non posso stare troppo fermo, se no m'ammalo. Giusto il tempo di togliermi il ghiaccio dai capelli (i chicchi di grandine erano completamente legati ad essi), e darmi momentaneo ristoro a mani e naso e riparto. E' dolore fisico ad ogni pallina di ghiaccio che mi colpisce, è dolore psicologico l'essere solo a 2km da casa ma il percepire questa distanza come incolmabile. E' disagio vero sia per il freddo che per l'umidità. Il rischio caduta, visto che ormai tutto il terreno è coperto da una coltre di sfere di ghiaccio, è altissimo.
Quando sono a poco più di 1km da casa, di colpo, cessa la grandine. Non credo di essere in grado di descrivere il sollievo che ho provato quando il ghiaccio è di nuovo tornato ad essere un temporale. La sensazione di piacere nel sentirsi coccolato dall'acqua dopo essere stato massacrato dal ghiaccio. Quell'ultimo km l'ho corso come se quel temporalone fosse lo scroscio tiepido della mia doccia. Tale era la trans da relax che avrei continuato così per km. Ma ormai (e per fortuna) ero a casa. Mentre mi doccio e mi asciugo, dal TG sento:
Anche questa volta l'autostima, spinta dalle endorfine, è a mille. Sono un figo... io ero là fuori, nella tormenta, ad allenarmi come un matto! Mentre finisco di asciugarmi mi accorgo di non sentire nè le mani nè il naso. Sensazione pessima, mentre tutto il resto del corpo era tornato a temperatura ambiente loro no. Avrei potuto amputarmi una mano senza sentire dolore, il gelo era penetrato alle ossa. Eccolo il gelone che non t'aspetti... ho corso tutto l'inverno senza problemi, son bastati 20 minuti di grandine e la sensibilità delle mie mani è perduta. Resisto alla tentazione di metterle a mollo in acqua bollente, resisto alla tentazione di infilarle nel calorifero. So che l'unica cosa da fare è aver pazienza... ma quanto? Quanto servirà alle mie mani per recuperare 20 minuti di gelo? La risposta è semplice. 4 ore passate con i guanti di pile e le mani infilate sotto le acelle, con annessi dolori piuttosto acuti, formicolio e difficoltà nei movimenti. Alle 00:45 ero tornato quasi completamente a posto. Ma tutto ciò... a che pro?
All'inizio del post vi ho scritto come evitare i geloni... ma se proprio vi capita, cosa fare e cosa non fare?
- MAI cercare di alzare la temperatura delle mani rapidamente. Cose come infilare le mani nei termosifoni oppure lavarle in acqua bollente, danno un immediato sollievo che altrettanto rapidamente si trasforma in dolore e disagio.
- Lavare le mani con acqua fredda. Sembra un paradosso ma l'acqua fredda ha una temperatura più alta della superficie delle mani, quindi aiuta ad aumentarne la temperatura in maniera graduale
- Coprire le mani e cercare di tenerle a 37°. Utilizzate guanti di lana o di pile ed infilate le mani in punti caldi del corpo come sotto le ascelle o tra l'inguine. E' necessario riportare la temperatura delle mani a 37° in modo graduale
- Abbiate pazienza. Per tornare ad avere le mani calde e la sensibilità ristabilita... ci vuole tempo... a volte molto tempo.
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lunedì 5 maggio 2014
[Le gare]: "4 passi in casa nostra" SkyRace
Innauguro i post dedicati alle nostre gare con la "4 passi in casa nostra" corsa ieri. Solitamente non amo scrivere a caldo, preferisco lasciar "fermentare" i ricordi per avere un'impressione più chiara e distaccata dell'evento, in questo caso no. Gara troppo bella, difficile ed importante per aspettare.
Inizia la seconda discesa. Dopo una prima parte molto dolce e bella tra le baite il sentiero piega a sinistra e diventa un drittone spaventoso nel bosco. Scendo i primi 50m tentennando poi mi fermo a far pipì su un albero. A quel punto succedono due cose... uno dei 3 che avevo superato sulla prima salita mi risupera (non lo rivedrò mai più), mi ricordo di essere Il Falco delle Orobie e inizio a correre senza freni in discesa. Nel primo km si perdono ben 311m di dislivello ma mi diverto, corro più che posso evitando di prendermi troppi rischi. Nel frattempo mi accorgo di essere, ormai da un po', completamente solo... "Er pirata" è dietro di qualche centinaio di metri, di "Mr Gozzo" si son perse le tracce da innumerevoli km, e davanti non vedo nessuno. Siamo a Le Prese, c'è un bel km di pianura con tratti su asfalto, ideale per ricaricarsi prima di affrontare l'ultima salitona. la più lunga ed impegnativa della giornata.
Da Le Prese (950slm) alla cima Coppi, sopra il Mottino a (1687slm) sono 6km in cui i primi sono a dir poco massacranti, nei primi 3km di ascesa si sviluppano 650m di dislivello sui 737 totali. Anche qui non mancano lunghi pezzi di via ferrata e drittoni pazzeschi tra i boschi. A quota 1550 ho approfittato del ristoro per bere un po' di sali, mangiare dell'uvetta e recuperare in parte le forze. Scollino la Cima Coppi di questa gara stanco ma con ancora energie da profondere. Sapevo che il più, a livello fisico, era fatto. Gli ultimi 9Km erano un lungo piano in quota di 6km, in cui spiccavano 3 strappi piuttosto ripidi di poche centinai di metri ma che piazzati dopo 17km di corsa hanno un poderoso effetto morte psichica, che ho corso bene e divertendomi. Panorami fantastici, sentieri stupendi, molti escursionisti ad incitarci.
Gli ultimi 3km di gara corrispondevano un l'ultima discesa importante. E quella discesa è l'unica nota dolente dell'intero percorso. Il sentiero era bellissimo, pulito, curato e ben segnalato come del resto tutto il percorso. Peccato che tutto il primo km e mezzo era su sassi di forma irregolare di medie dimensioni. Decisamente il terreno che i miei piedi soffrono di più. Ogni 3 passi mediamente il piede finiva su un sasso accuminato il giusto per schiacciare i miei calli e farmi provare dolore. Son sceso cercando di allungare la falcata per fare meno passi possibili... son sceso pure bene... ma è stato doloroso e, sinceramente, non vedevo l'ora finisse. All'arrivo trovo il conforto del Runner Bongiolatti e dei vestiti asciutti. Sono felice...
Nel post gara, mentre pranziamo con gli altri atleti, mi rendo pienamente conto di quello che ho appena fatto. Ho chiuso (76esimo su 87, penultimo dei finisher) la mia prima SkyRace. L'ho fatto soffrendo, ma senza mai andare in affanno. Sono entrato, in soli 5 mesi di corsa in montagna, in quella piccola elite di persone che possono permettersi gare e sforzi di questa difficoltà. Sono tra gli ultimi, ma sono felice ed onorato di far parte di questa elite. Perchè se la passione continua... il miglioramento sarà direttamente proporzionale!
Grazie ragazzi dell'Atletica Alta Valtellina, avete organizzato una gara stupenda. Tutto è andato alla perfezione, dalla difficoltà tecnica del tracciato ai ristori ai volontari. Per me rimarrà una gara speciale, la gara che mi ha regalato enormi soddifazioni e grandi certezze sul mio approccio alla corsa in montagna. Ci vediamo il prossimo anno...
Mi iscrivo il 1° di Aprile, sono il primo ad iscrivermi a questa SkyRace. Guardando le classifiche degli anni passati ipotizzo che potremmo essere una 150ina di iscritti e che avrei potuto chiudere in circa in 3h/3:15 piazzandomi poco oltre la metà classifica. Nota bene... non sono una persona da classifica e non mi interessa il risultato in questo senso... però son pensieri che si fanno, anche solo per provare a parametrizzarsi con altri runners.
Dal sito dell'Atletica Alta Valtellina, che organizza l'evento, mi studio il percorso e le sue varie difficoltà, cercando di mettere in piedi una strategia di gara:
Il tracciato si svilupa su 3 salite principali in cui si accumulano 1625 metri di dislivello positivo ed altre 4 o 5 salite di compendio per un totale di 23Km con 2090 metri di dislivello positivo. Una gara che già prima di partire mi sembrava tosta.
Purtroppo essendo di Sondrio ed avendo tempi sempre troppo risicati, non ho potuto provare il tracciato prima della gara, mi sarei subito accorto che la gara era ben più che tosta...
La mattina della gara salgo verso Sondalo col compare Bongiolatti, anche lui iscritto ma non partecipante causa infortunio. Sono teso al punto giusto ma positivo, so che una gara di questo tipo è nelle mie corde. Ovvero non lo so... lo immagino. Per ingannare l'attesa espongo la mia strategia: non dissipare sulla prima salita, fare il trattore a passo costante sulla seconda, attaccare sulla terza.
Alla partenza della gara alcune sorprese... innanzi tutto i partecipanti a questa edizione sono pochini, solo 87. Poi, guardandomi in torno, capisco da subito di essere decisamente uno dei meno strutturati e (forse) il più novellino. Mentre mi riscaldo vedo fisici davvero perfetti, non soltanto in peso forma come sono pure io, fisici strutturati e muscoli allenati anni per quelle attività. Sento un gruppetto parlare della gara come di una preparazione per il Dolomiti SkyRace, ci sono ultratrailer tra noi. Gente tosta, che corre e pare non sentire la fatica. Devo trovare qualcuno che sia sui miei livelli, qualcuno da battere. Ne individuo due. "Mr Gozzo", un marcantonio da 120kg per 185cm completino super tecnico ed unico partecipante dotato di racchette. "Er Pirata", un signore con i capelli lunghi il pizzetto ed i corsari. Ma questi sono i soliti giochetti da runner per distrarsi ed avere l'illusione di provare meno fatica.
Si parte ed i miei sospetti si rivelano fondati... tutti scattano ad una velocita pazzesca, come se dovessero farsi i 10.000 al Parco Nord, io mi trovo subito in fondo al gruppo in compagnia di qualche signora, dei due personaggi e di pochi altri corridori.
Dopo il primo kilometro corso in piano affronto la prima salita, che ci porta da 860slm a 1100slm, sto abbastanza bene ed infatti supero 3 persone. Saranno le uniche persone superate. La salita è piuttosto corribile e si sviluppa su un bel sentiero largo per finire in un bosco, sviluppa delle buone pendenze soprattutto al Km 3, con il 14,1% di media. La scollinata corrisponde con il guado di un torrente, la successiva discesa è veramente bella, ampia su un terreno misto con tratti di sottobosco e tratti di ghiaia.
Senza soluzione di continuità inizia la seconda salita. Si parte da 940slm e si arriva a 1468slm, il tutto in soli 2,1Km per una pendenza media complessiva del 25,1%. Il primo kilometro è a dir poco spettacolare, ci si inerpica su un lato della montagna con un mix di sentiero monotrack e via ferrata tra le rocce totalizzando un dislivello di 331m (oltre il 33% di pendenza, più del doppio della rampa di un garage) il panorama è mozzafiato. Superata la parte di via ferrata trovo il classico vecchietto appostato che, per incitarti, ti dice "Vai tranquillo... ormai sei su!" quando in realtà era giusto dire "Vai tranquillo... ormai sei a metà!". Al ristoro del monte Scala arrivo provato dalla fatica ma con ancora parecchie energie psicofisiche.
Da Le Prese (950slm) alla cima Coppi, sopra il Mottino a (1687slm) sono 6km in cui i primi sono a dir poco massacranti, nei primi 3km di ascesa si sviluppano 650m di dislivello sui 737 totali. Anche qui non mancano lunghi pezzi di via ferrata e drittoni pazzeschi tra i boschi. A quota 1550 ho approfittato del ristoro per bere un po' di sali, mangiare dell'uvetta e recuperare in parte le forze. Scollino la Cima Coppi di questa gara stanco ma con ancora energie da profondere. Sapevo che il più, a livello fisico, era fatto. Gli ultimi 9Km erano un lungo piano in quota di 6km, in cui spiccavano 3 strappi piuttosto ripidi di poche centinai di metri ma che piazzati dopo 17km di corsa hanno un poderoso effetto morte psichica, che ho corso bene e divertendomi. Panorami fantastici, sentieri stupendi, molti escursionisti ad incitarci.
In quei 6km, compresi i 3 strappi spaccagambe, ho davvero potuto godere di quel che stavo facendo. Correre oltre i 1600slm tra baite e boschi, in una gara di difficoltà elevatissima nel mio contesto preferito. Le Alpi Retiche. Salutavo tutti... escursionisti che si spostavano per farmi largo, signore che prendevano il sole, perfino i cani degli escursionisti. Ero molto stanco, ma davvero raggiante.
Nel post gara, mentre pranziamo con gli altri atleti, mi rendo pienamente conto di quello che ho appena fatto. Ho chiuso (76esimo su 87, penultimo dei finisher) la mia prima SkyRace. L'ho fatto soffrendo, ma senza mai andare in affanno. Sono entrato, in soli 5 mesi di corsa in montagna, in quella piccola elite di persone che possono permettersi gare e sforzi di questa difficoltà. Sono tra gli ultimi, ma sono felice ed onorato di far parte di questa elite. Perchè se la passione continua... il miglioramento sarà direttamente proporzionale!
Grazie ragazzi dell'Atletica Alta Valtellina, avete organizzato una gara stupenda. Tutto è andato alla perfezione, dalla difficoltà tecnica del tracciato ai ristori ai volontari. Per me rimarrà una gara speciale, la gara che mi ha regalato enormi soddifazioni e grandi certezze sul mio approccio alla corsa in montagna. Ci vediamo il prossimo anno...
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Ubicazione:
23035 Sondalo SO, Italia
mercoledì 23 aprile 2014
Running through Malta Prima parte: "No sorry, we have to have a ride!"
Finalmente ci siamo, il viaggio che da mesi progettavamo e sognavamo sta per iniziare. Dopo varie riflessioni io ed il compare di sempre (il runner Bongiolatti) abbiamo optato per una vacanza trail in quel di Malta. Ad attenderci auspichiamo di trovare sole, mare e tanti sentieri da percorrere correndo. Le aspettative, come d'altronde l'eccittazione, sono tante. Non ci diciamo nulla, non facciamo progetti su quanti kilometri dovremo fare per ritenerci soddisfatti, tanto siamo entrambi consapevoli che a prescindere di impresa si tratterà. Impresa per i nostri standard di giovani (inteso come esperienza maturata) runner, perchè alla fine siam sempre il Bongio ed il Bade... mica Marco e Kilian!
L'ultima cosa da fare prima di riposare un poco è il check dei bagagli... dobbiamo avere tutto, tutto quello che ci può servire per correre e per soccorrerci in caso di problemi. Ok, non stiamo andando a correre la "Marathone des sables", però meglio esser prudenti... una pomata in più, una garza in più... di certo non ci faran male.
Il risultato, anche eliminando alcuni vestiti superflui, è allarmante. Il mio zaino è stracolmo e supera di un Kiletto i 10 consentiti da Ryan... la borsa di Bongio è imbarazzante, non stracolma ma con un ingombro pari a 2 volte e mezza quello consentito... poco importa... speriam solo non ci facciano imbarcare i bagagli.
L'arrivo sull'isoletta mediterranea è esattamente come ce l'aspettavamo, il sole quaggiù ha un altro potere calorico rispetto alle Alpi da cui partiamo e, seppur la giornata non è priva di qualche nuvoletta, sentiamo subito la necessità di dismettere le felpe e passare in modalità maniche corte. Ultima foto da "visi pallidi" prima di prendere il pullman X3 che con lentezza estenuante ci porterà a Bugibba dall'altra parte dell'isola (e dello Stato) dove staremo per i primi 3 giorni. Ancora non riesco a capacitarmi di come ci si possa mettere 90 minuti a percorrere i 27Km che separano l'aereoporto da Bugibba... alla fine ci rispondiamo così "E' un po come per noi valtellinesi spostarci fino in Sicilia"

Ritorno tra baie incantevoli, attraversata dell'unico Parco Nazionale di Malta, sentieri sassosi e le solite viste panoramiche che ti aprono il cuore.
Si riprende... 6,5 kilometrini da qui al Popeye Village (o Popoi Village o PoiPoi Village) non dovremmo trovare difficoltà...
saliamo su sentieri vulcanici da correre aiutati dalle mani, scendiamo correndo su piccole creste 175slm... che dire, l'ultima cresta che ho corso era a 1250slm ed era pure innevata... poi ancora su verso i paesaggi lunari del Parco Nazionale
Oh miseria, penso tra me e me, cosa cazzo è quella faccia di legno? L'espressione di Enry non lascia spazio a dubbi... c'è qualcosa che non va... cosa? Il Gluteo. Ahh va bè... se è la solita chiappa a far male non è un problema... gli fa sempre male anche quando corriamo al Parco Nord... Decido senza dir nulla che dopo 18Km e rotti di trail puro è giunto il momento di tornare su un terreno più congeniale ad Enrico, oltretutto avanza l'oscurità e non è proprio il caso di andare ad infossarsi in qualche sentiero poco visibile. Gli ultimi 11Km per tornare a casa son piuttosto duri, quasi tutti corsi su asfalto, quasi tutti al buio e senza troppe bellezze naturali a far da contorno. La giornata si chiude con una bella mangiata, un paio di birre e 8 ore abbondanti di sonno ristoratore. Per ora zero dolori e zero problemi... speriamo duri...
Al Km 2, quando finalmente molliamo l'asfalto per seguire l'antico
sentiero romano, capisco che era tutto un bluff... sto benissimo! Nessun
dolore, solo grande gratificazione dai paesaggi stupendi e dalle
creature mai viste prima. Ma perchè il Bongio non mi ascolta mai? Gli avevo detto di comperarsi dei pantaloncini seri... quelli di decathlon sembrano fatti apposta per mettere a disagio il runner... però lo capisco... è brutto correre con gli inguini escoriati. Ma perchè il Bongio mi ascolta sempre? Gli ho detto che correre senza mutande è decisamente meglio... tanto a riparare il pacco ci pensano le mutandine interne ai pantaloncini, ma se avesse messo le mutande magari non avrebbe avuto il problema all'inguine! Misteri... misteri. Nel frattempo passano i Kilometri e ci ritroviamo a correre l'ultima salita prima del discesone che in poco più di 1Km ci porterà al ristoro della Paradise Bay... dai... 100m e si scende, 70, 40, 10... eccoci! Esulto "Enry! Ci siamo!!! E' là sotto!!" e salto coi pugni chiusi verso l'alto in segno di vittoria. Nessuna risposta... mi giro, il Bongio è ancora a 100 metri dalla vetta... cazzo, sta volta gli fan male davvero... speriamo di trovare qualche protezione...
BongioVersione:
BadeVersione:
Sveglia... al solito gambe a tronco di quercia... però meglio, decisamente meglio di ieri... e vai che mi sto abituando! Si parte... i soliti primi 2km su asfalto (che pacco!) e poi via... primo sentiero fantastico, coltivazioni di fragole... un bel muro (facile) da arrampicare, altro pezzo in pianura... secondo sentiero sembra bello... in realtà fa cagare... in più il Bongio ha la classica faccetta scocciata, speriamo non ceda ora... in più il tempo... ma è possibile che ci siano nuvole? Qui non piove mai! Arriviamo a Mdina e tira un vento terribile, succo d'arancia, veloce visita alla città... il disagio c'è, inutile negarlo... torniamo che è meglio. Ritorno in discesa doloroso... ma appena imbocchiamo il sentiero, bellissimo che corre di fianco ad un fiume in secca, tutto va meglio... mi giro... cazzo il Bongio è a 100m e zoppica.
Eppure, rispetto a stamattina, sembra sereno... quasi rassegnato al dolore... bene così, se non si sopporta il dolore non ci saranno nè maratone nè ultratrail nel nostro futuro! Gli ultimi due kilometri camminiamo Enry troppo dolorante ma va benissimo anche a me una pausa. Io opto per un bell'avocado ottimo a reintegrare gli omega e i grassi naturali. Camminiamo un po' doloranti ma sorridenti... l'indomani ci si trasferisce a sud dell'isola il che prevede una 24h di riposo... le endorfine fanno il loro trionfale ingresso nella nostra vacanza!
...To be continued
L'ultima cosa da fare prima di riposare un poco è il check dei bagagli... dobbiamo avere tutto, tutto quello che ci può servire per correre e per soccorrerci in caso di problemi. Ok, non stiamo andando a correre la "Marathone des sables", però meglio esser prudenti... una pomata in più, una garza in più... di certo non ci faran male.
Il risultato, anche eliminando alcuni vestiti superflui, è allarmante. Il mio zaino è stracolmo e supera di un Kiletto i 10 consentiti da Ryan... la borsa di Bongio è imbarazzante, non stracolma ma con un ingombro pari a 2 volte e mezza quello consentito... poco importa... speriam solo non ci facciano imbarcare i bagagli.
L'arrivo sull'isoletta mediterranea è esattamente come ce l'aspettavamo, il sole quaggiù ha un altro potere calorico rispetto alle Alpi da cui partiamo e, seppur la giornata non è priva di qualche nuvoletta, sentiamo subito la necessità di dismettere le felpe e passare in modalità maniche corte. Ultima foto da "visi pallidi" prima di prendere il pullman X3 che con lentezza estenuante ci porterà a Bugibba dall'altra parte dell'isola (e dello Stato) dove staremo per i primi 3 giorni. Ancora non riesco a capacitarmi di come ci si possa mettere 90 minuti a percorrere i 27Km che separano l'aereoporto da Bugibba... alla fine ci rispondiamo così "E' un po come per noi valtellinesi spostarci fino in Sicilia"
Malta Day 1 (Bugibba - Gnejna Bay - Popay Village - Bugibba)
Distanza: 29Km
Dislivello: 850+
Andata strepitosa, panorami bellissimi, sentieri ben tracciati, tratti di arrampicata facile e una gran voglia di arrivare in spiaggia che ci fa letteralmente volare. Ci fermiamo giusto per far qualche foto e per mangiare un po' di buone fragole.

Ritorno tra baie incantevoli, attraversata dell'unico Parco Nazionale di Malta, sentieri sassosi e le solite viste panoramiche che ti aprono il cuore.
BongioVersione:
Grande emozione ed eccitazione: inizia il
13 aprile 2014 la scoperta di Malta e dei suoi sentieri.
Alla fine del primo tratto di andata possiamo
rinfrescare i piedi al mare di una bellissima baia. Ne visiteremo altre sei prima
di tornare all albergo.
Nel tratto di ritorno avverto il primo fastidio.
Il solito GLUTEO SINISTRO che mi darà noia per gli ultimi sette km. Capisco che l'
impresa sarà tale solo se saprò superare i
cronici dolori che da sempre attanagliano il mio correre.
Rimane il primo giorno il piu emozionante. La
certezza che le lunghe distanze possono essere tranquillamente superate dando forza
e motivazione alla propria testa più che alle gambe, che nel suo piccolo hanno gia
corso in meno di un anno 1600 km.
BadeVersione:
Che bello... finalmente in canotta a correre! Dai... proviamo questa discesa su roccia calcarea, è un po' poco running e un po' troppo climbing ma sembra divertente...
Eccolo... eccolo laggiù a meno di 500m da noi, il mare dove finalmente "puciare" i nostri piedi! Abbiam già percorso 11,5Km e sto benissimo. Un check all'amico Bongio, anche lui sta benissimo... chissà quando avrà il primo crollo psicologico... perchè correre corre quanto me, veloce... è veloce più di me. Ok, io preferisco terreni aspri e difficoltosi con salite spaccacuore, lui preferisce il più rassicurante salitone su asfalto; ma alla fine, la vera differenza (colmabile) tra me e lui è la mia pressochè infinita resistenza psicologica rispetto alla sua fragilità psicologica. Va bè... col tempo migliorerà... anche questa vacanza, credo, gli farà da scuola... bene, siamo arrivati... relax moment!
saliamo su sentieri vulcanici da correre aiutati dalle mani, scendiamo correndo su piccole creste 175slm... che dire, l'ultima cresta che ho corso era a 1250slm ed era pure innevata... poi ancora su verso i paesaggi lunari del Parco Nazionale
In fine, la sotto, la Anchor Bay con lo stupendo Popeye Village (sceneggiatura dell'omonimo film del '78 con protagonista R. Williams).
Oh miseria, penso tra me e me, cosa cazzo è quella faccia di legno? L'espressione di Enry non lascia spazio a dubbi... c'è qualcosa che non va... cosa? Il Gluteo. Ahh va bè... se è la solita chiappa a far male non è un problema... gli fa sempre male anche quando corriamo al Parco Nord... Decido senza dir nulla che dopo 18Km e rotti di trail puro è giunto il momento di tornare su un terreno più congeniale ad Enrico, oltretutto avanza l'oscurità e non è proprio il caso di andare ad infossarsi in qualche sentiero poco visibile. Gli ultimi 11Km per tornare a casa son piuttosto duri, quasi tutti corsi su asfalto, quasi tutti al buio e senza troppe bellezze naturali a far da contorno. La giornata si chiude con una bella mangiata, un paio di birre e 8 ore abbondanti di sonno ristoratore. Per ora zero dolori e zero problemi... speriamo duri...
Malta Day 2 (Bugibba - Paradise Bay - Imgiebah Bay - Bugibba)
Distanza: 29 Km
Dislivello: 900+
Inizio sul lungo mare poi segiuamo la vecchia strada romana, scolliniamo 4 piccoli monti, attraversiamo una seconda porzione di Parco Nazionale, per riposarci nell'idilliaca paradise bay. Tentativo di partenza per Comino (fallito... dovevamo fare una cavalcata...) e ritorno correndo sulle basse scogliere fino all'isolata Imgiebah Bay, ultima salita impegnativa e discesone finale da Melillah a Bugibba.
BongioVersione:
Con grande stupore al risveglio percepisco un
sinistro senso di benessere. Com è possibile? Solitamente dopo lunghe e impegnative
attività il day after propone gambe dure e dolori ovunque.
Mi convinco che è merito dell ovoMaltina, la combinazione di sole
e vento che accarezzano la piccola isola e rende i runner e gli esploratori esenti
da ogni male.
Bastano due km per rendermi conto che era una
pia illusione.
Pantaloncini di scarsa qualità; errata valutazione
di non indossare la solita biancheria intima: dopo 10 minuti il mio INTERNO COSCIA
era già infiammato e quasi sanguinante causa sfregamento. Ogni passo sofferenza.
Correre è soffrire, ma per essere partiti da solo un quarto
d ora mi sembrava gia troppo. I tentativi di protezione con cerotti a basso potere
adesivo son durati circa il tempo di 10 passi. Forza e coraggio. Mi hanno insegnato
che deve essere la testa a comandare il corpo. Per i restanti km dell' andata il
potere di Kilian mi accompagna, e fingo di non provare nessun fastidio, gratificato
dallo spettacolo della natura che ci circondava (paradise beach, parco
naturale, have to have a raid...) e dai positivi stimoli dell amico al mio fianco
(anzi davanti a me praticamente sempre. Ma com è che viaggia
così bene? Lui non prova mai dolore? E se lo prova dove lo ripone?).
Strada del ritorno. Ogni potere mistificatorio
terminato, l interno coscia grida. Necessito di stop praticamente ogni 5 minuti.
Penso sia giunto anzitempo il momento del ritiro dall attività agonistica di ogni tipo. In realtà mi consolo
con una pausa piu lunga nella quale con rimedi grossolani tipo bende mai testate
e tovagliolini di carta, proviamo ad isolare il problema. Dai che a casa ho il foille
e poi mi passa. Giu un succo d arancia e via per gli otto km piu lunghi che abbia
per ora mai percorso.
Per la cronaca il foille serale ha in effetti
attutito il dolore. Prometto che quei pantaloni non li metto più. Le mutande invece
sempre!
BadeVersione:
Con grande stupore al risveglio percepisco un senso di disagio e fatica che per ritrovarlo devo tornare in dietro di 1 anno solare... come è possibile? Abbiamo corso nemmeno 30Km e i muscoli son già così rigidi ed infastiditi?

Il programma inizale prevedeva di arrivare al traghetto per Gozo e correre lì una dozzina di kilometri. Vista la tarda ora, i tanti kilometri ed il posto incantevole che si presenta ai nostri occhi capiamo che non sarebbe stato possibile andare sull'isola minore dell'arcipelago. Facciamo comunque un salto all'imbarco dei traghetti per valutare. Qui veniamo avvicinati da un baffuto signore che ci chiede (in un inglese perfetto) se vogliamo andare a Comino... stavo per declinare gentilmente l'offerta ma vengo anticipato da Bongio che con il suo fare convincente spara un improbabile "No sorry, we have to have a ride!" (No scusi, dobbiamo avere una cavalcata!). In quel momento preciso mi son sentito solidale col baffuto personaggio... se ne è andato con un'interlocutoria alzata di spalle... e come biasimarlo?
Il ritorno dal ferry a Bugibba è molto divertente... dopo una pausa aranciata in cui riusciamo a tamponare il problema all'inguine del Bongio, corriamo per qualche kilometro su una bassa scogliera per poi inerpicarci su un bellissimo sentiero a mezza costa che ci porterà alla seconda baia.
Gli ultimi 8Km li corriamo lisci... con un solo pensiero in testa... riempire i nostri stomaci quanto più possibile.
Malta Day 3 (Bugibba - Mdina/Rabat - Bugibba)
Distanza: 24.5Km
Dislivello: 450
Tutto il percorso è lontano dalla costa con due sentieri principali, il primo molto bello il secondo molto difficoltoso, il ritorno passa attraverso un bellissimo sentiero nel greto di un fiume in secca per poi concludere su asfalto gli ultimi 2 km
BongioVersione:
Anche questa mattina le sensazioni sono buone.
Muscoli ok, gambe un pelo dure ma ci sta dopo quasi 60 km nelle prime 36 h. E poi
oggi l inguine non puo dolermi, mi son curato e precauzionato. Finalmente oggi spacco!
Oggi non si passa dal mare. Andiamo a Rabat-Medina.
Finalmente oggi spacco! I primi km di asfalto sono il mio terreno. Il primo sentiero
è pieno di cardi ma agibile. Spacco! Secondo SENTIERO. Sentiero? La difficoltà tecnica di quel breve tratto di strada mi ha tolto ogni cognizione spazio-temporale
e pensiero positivo. Dati anche i nomi delle località dove ci stavamo
recando pensavo avrei dovuto correre fino in tunisia. Ed io non volevo.
Arrivati al punto ristoro succo d arancia, ad
attenderci il VENTO. Il freddo a malta mi han detto che non c è mai... ma in effetti stamattina nn ho preso l ovoMaltina, forse funziona
così. Meglio ripartire
in fretta prima di congelare. Oggi tutto quello chedoveva succedere oggi è successo, non ci resta che godere del ritorno.
Fatica, ma è normale, si
continua. Un po a rilento, è vero, ma è normale. In
questo momento le mie gambe han sul groppo pasi 80 km e son passate poco piu di
48h. I saliscendi ammazzano. Ma com è che il matte è sempre li davanti?
Forse lui ha preso le Maltadestrine e non me l ha detto... ?
Mancano un paio di km all arrivo e preferisco
distrarmi con mezzo kg di fragole e camminarli, tra l altro inizia un affaticamento
muscolare al tibiale che è meglio non sollecitare. Corri depunta corri
detacco meglio farlo riposare un po. Per oggi basta cosi. In nostri 25 km li abbiam
cmq portati a casa.
BadeVersione:
Sveglia... al solito gambe a tronco di quercia... però meglio, decisamente meglio di ieri... e vai che mi sto abituando! Si parte... i soliti primi 2km su asfalto (che pacco!) e poi via... primo sentiero fantastico, coltivazioni di fragole... un bel muro (facile) da arrampicare, altro pezzo in pianura... secondo sentiero sembra bello... in realtà fa cagare... in più il Bongio ha la classica faccetta scocciata, speriamo non ceda ora... in più il tempo... ma è possibile che ci siano nuvole? Qui non piove mai! Arriviamo a Mdina e tira un vento terribile, succo d'arancia, veloce visita alla città... il disagio c'è, inutile negarlo... torniamo che è meglio. Ritorno in discesa doloroso... ma appena imbocchiamo il sentiero, bellissimo che corre di fianco ad un fiume in secca, tutto va meglio... mi giro... cazzo il Bongio è a 100m e zoppica.
Eppure, rispetto a stamattina, sembra sereno... quasi rassegnato al dolore... bene così, se non si sopporta il dolore non ci saranno nè maratone nè ultratrail nel nostro futuro! Gli ultimi due kilometri camminiamo Enry troppo dolorante ma va benissimo anche a me una pausa. Io opto per un bell'avocado ottimo a reintegrare gli omega e i grassi naturali. Camminiamo un po' doloranti ma sorridenti... l'indomani ci si trasferisce a sud dell'isola il che prevede una 24h di riposo... le endorfine fanno il loro trionfale ingresso nella nostra vacanza!
...To be continued
Ubicazione:
Malta
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